Il 13 ottobre Fondazione Ansaldo ha preso parte al convegno “Storie d’impresa, energie di futuro” un seminario di Museimpresa tenutosi a Venezia, una delle città che insieme a Padova, Rovigo, Treviso vanno a formare la Capitale della Cultura d’Impresa 2022 proclamata da Confindustria. Una Capitale “diffusa” in cui i protagonisti sono i territori, i luoghi, le produzioni, le persone, la cultura, la storia e i numerosi “distretti” industriali locali. In questo contesto ricco di riferimenti, grazie anche alla collaborazione con i Musei Civici di Venezia che sono stati nostri ospiti, è stato possibile l’incontro e il confronto sul futuro della cultura d’impresa tra tante realtà nazionali.

Il programma ha previsto un convegno e tre tavoli di lavoro e la Fondazione ha preso parte a quello dedicato ai percorsi per le scuole.

 

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Il convegno

L’ICOM definisce il museo un luogo permanente il cui compito è la conservazione della memoria materiale e immateriale. I Musei e gli Archivi d’Impresa hanno però il dovere di innovarsi perché le imprese e le aziende, a cui sono legati in modo inscindibile, sono in continua evoluzione, guardano al futuro e modificano la loro produzione di conseguenza. L’esistenza di queste due realtà è strettamente collegata e reciproca, accomunata dalla spinta verso il futuro, generando così uno “sviluppo permanente”.

Il primo punto in comune tra questi due mondi sono le risorse. Per le fabbriche le risorse sono le materie prime necessarie al compimento della produzione, e i prodotti a loro volta divengono le materie prime dei Musei e degli Archivi d’Impresa divenendo così patrimonio storico. L’impresa, dunque, non è solo un ente che produce per scopi economico-commerciali, ma è una fabbrica di ciò che diverrà la memoria storica per le generazioni future, ed è compito dei Musei e degli Archivi d’Impresa far comprendere alle aziende questo concetto fondamentale e portare a compimento questa trasformazione. In questo modo anche il prodotto contemporaneo assume più valore, generando così un ritorno economico per le imprese.

La tutela dunque è anche pedagogia, sostenere la presa di coscienza del valore culturale che un prodotto industriale, nato non per fini artistici, può assumere nel tempo in modo progressivo. Per farlo la chiave per la corretta comunicazione non è lo story telling ma l’history telling, che si allontana dal marketing utilizzato per il commercio e che racconta l’oggetto partendo dal suo valore storico e culturale. È fondamentale servirsi anche della digitalizzazione come mezzo per potenziare e amplificare, in modo esponenziale, questo processo.

Il risultato sarà il raggiungimento di una “progettazione integrata” delle industrie e della cultura, solo così si potrà avere una visione del futuro completa e funzionale.

 

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I partecipanti a “Storie d’impresa, energie di futuro”

Tavolo di confronto “Percorsi per le scuole”: intervento di Fondazione Ansaldo

Guardando agli esempi presenti negli archivi conservati in Fondazione Ansaldo si può notare come il mondo del lavoro sia sempre stato attento al tema della formazione. A metà dell’Ottocento ritroviamo la Scuola per le Maestranze Operaie voluta da Giovanni Ansaldo, un secolo dopo l’ANCIFAP, che dalla fine degli anni ‘30 si occupa della formazione e dell'addestramento professionale, prevedendo già l’assistenza sociale, i contributi previdenziali e, ottenuto il diploma, un’occupazione sicura. Arriviamo poi negli anni ‘60 all’applicazione, da parte delle aziende, di nuovi principi pedagogici, profondamente innovativi, come nel caso dell’Italsider che nelle sue colonie metteva al centro il bambino per la prima volta come parte attiva nel processo educativo.

Fondazione Ansaldo nel suo rapporto con i più giovani parte proprio dal principio che i ragazzi devono essere parte attiva della propria formazione. La valorizzazione della memoria storica generata dal mondo del lavoro di cui Fondazione Ansaldo è custode non è così solo un fine, ma anche uno strumento fondamentale per l’educazione delle nuove generazioni. Attraverso laboratori e tirocini i ragazzi hanno modo di attuare sul campo le conoscenze che vengono loro trasmesse ed insegnate, acquisendo così autonomia, consapevolezza delle loro capacità professionali e fiducia in sé stessi, sviluppando infine una visione positiva del mondo del lavoro.

 

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La Fondazione si rapporta molto con medie, licei e università, proponendo visite guidate e percorsi ad hoc come sull’industrializzazione del territorio, l’emancipazione femminile, le grandi firme della letteratura italiana del Novecento, i cambiamenti del paesaggio urbano e molto altro. Prende parte anche a webinar, spesso organizzati dalla Regione, dedicati sia agli studenti che ai docenti, arrivando a punte di 1.200 persone raggiunte con un'unica lezione on-line.

Per quanto riguarda i licei, oltre le visite guidate, Fondazione Ansaldo aveva aderito negli anni passati all’alternanza scuola lavoro, con buoni risultati. Ospitava una classe per tre settimane, dividendola in tre gruppi che a rotazione, per una settimana, seguivano la parte archivistica, la parte amministrativa e l’organizzazione di eventi. È stato così possibile instaurare un rapporto personale e diretto con gli studenti, che ha permesso sia di comprendere le esigenze individuali ma soprattutto di lasciare più tempo alla parte pratica, dove i ragazzi hanno potuto rendersi conto di ciò che stavano imparando.

Con le elementari vi sono meno occasioni di contatto, ma un’esperienza ben riuscita è stata quella dell’anno scorso durante il Festival della Scienza, appuntamento annuale per Genova, per il quale era stato proposto un laboratorio aperto a tutti incentrato sui cambiamenti urbani. I partecipanti, partendo da alcune fotografie storiche di Genova, dovevano scegliere se effettuare un confronto con la città contemporanea o raffigurarla come la vorrebbero vedere in futuro. È stato sorprendente come tutti gli adulti si siano concentrati sulla Genova contemporanea, mentre i più giovani sulla Genova futura. Hanno aderito molti bambini delle elementari che hanno immaginato una città fatta sia delle casette dei pescatori di inizio Novecento, ma popolata anche da robot e strumenti ipertecnologici. Ciò fa capire quanto siano innate in queste nuove generazioni le competenze digitali e la sensibilità per il futuro. Per l’edizione del Festival di quest’anno è stato ideato un laboratorio dedicato allo spionaggio industriale, dove i ragazzi, dopo una breve visita guidata che avrà l’obbiettivo di formarli, dovranno decifrare un messaggio in codice e mettere in gioco le loro capacità di logica e le conoscenze acquisite poco prima.

 

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Dall’immagine della Genova che è stata ottenuta nei risultati del Festival, si comprende che un altro elemento di fondamentale importanza, nel rapporto con i più giovani, è il linguaggio scelto per comunicare con loro, e sarà compito dell’educatore adottare delle modalità e degli strumenti affini a quelle dei ragazzi, incentrate sulla tecnologia e il digitale.

Difatti i risultati migliori che la Fondazione sta ottenendo nel campo della formazione sono quelli dati dai tirocini curriculari per gli studenti universitari che hanno modo di lavorare attivamente e soprattutto in modo autonomo, dopo un’adeguata formazione, al progetto Archimondi, dove la digitalizzazione del patrimonio archivistico diviene un metodo di apprendimento sul campo. Da inizio 2021 sono stati avviati 20 tirocini con differenti Università italiane per oltre 2.300 ore di lavoro. L’Università in media richiede ai ragazzi di svolgere un tirocinio da 75 ore, poco meno di due settimane lavorative, mentre noi richiediamo loro una presenza minima di un mese. Gli studenti accettano volentieri di svolgere il doppio delle ore richieste dal piano di studi perché anche loro si rendono conto che due settimane non bastano per l’inserimento in un contesto lavorativo e raggiungere autonomia. Risultato ancora più positivo è dato dal fatto che molti ragazzi chiedono di prolungare il loro tirocinio oltre al mese, senza la possibilità di ricevere crediti extra, avendo in cambio solo una soddisfazione personale, che gli dà modo di comprendere al meglio quali siano le loro capacità effettive, i loro interessi e i obiettivi per il loro futuro lavorativo.  Alcuni ragazzi hanno chiesto inoltre scrivere la propria tesi sull’esperienza che hanno vissuto in Fondazione, dedicandosi nello specifico al tema della digitalizzazione del patrimonio culturale. La tecnologia utilizzata nel contesto lavorativo è un linguaggio che gli appartiene, ma che al contempo li lega con la storia.

Fondazione Ansaldo vuole dare voce alle nuove generazioni, pertanto, in occasione della Settimana della Cultura d’impresa, ha organizzato per il 18 novembre una giornata d’incontro tra professori, educatori, rappresentanti del mondo del lavoro e gli studenti, dove ognuno avrà modo di raccontare le proprie esperienze nel campo della formazione, portando l’attenzione sulle best practice ma anche sui possibili potenziamenti.

Il rapporto che si è quindi creato tra la memoria storica generata del mondo del lavoro e gli studenti è un rapporto di ritorno reciproco, un dare e avere di cui beneficiano entrambe le parti, possiamo dire in conclusione che il lavoro genera cultura, e Fondazione Ansaldo ne è testimone, ma possiamo anche dire che anche la cultura è in grado di genera lavoro.

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Il linguaggio è composto da una serie di suoni e segni convenzionali che, solitamente, più individui utilizzano di comune accordo per trasmettere i propri bisogni, stati d’animo e pensieri. Ma cosa succede quando c’è la necessità di comunicare solo con determinate persone senza che gli altri siano in grado di comprendere i contenuti del messaggio?

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È qui che entrano in gioco i linguaggi cifrati, contenenti messaggi in codice utilizzati sia in guerra sia in tempo di pace, per tutelare i segreti di Stato oppure per portare a termine missioni di intelligence industriale.

In questo laboratorio vi potrete immergere negli archivi della Fondazione Ansaldo, custoditi presso Villa Cattaneo dell’Olmo, alla scoperta della cultura, della scienza e della storia che essi racchiudono, ma anche dei documenti che essi custodiscono, relativi allo spionaggio industriale e allo sviluppo di speciali linguaggi in codice: messaggi segreti che, grazie a uno speciale cifrario, potrete analizzare, comprendere e tradurre, scoprendo così tutti i misteri dello spionaggio industriale. O quasi tutti, altrimenti che spionaggio sarebbe? 

Disciplina: Scienze umane, arte e filosofia
Target: da 14 a 19 anni
Ingresso: gratuito
Orario: 9.30 – 11.30
Prenotazione: obbligatoria a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

1. Lettera di Elia ai Bombrini
2. Lettera di Elia ai Bombrini
8. Lettera di Elia ai Bombrini

Lettera dell’Inventore Giovanni Emanuele Elia a Giovanni Carlo Marcello Bombrini,L’Aia 27 gennaio 1900

[…] Da questi brevi appunti credo che le Loro Signorie Illustrissime potranno giudicare il lavoro che ho dovuto compiere […]”

 “[…] Scopo della missione

Vendere all’Olanda le torpedini da blocco, le torpediniere tipo Ansaldo ed in generale far conoscere la Ditta. […]”

 […]I lavori sopra specificati, credo verranno ripetuti presso ogni Nazione e perciò mi sembra che queste Missioni per aprire alla Ditta la strada per forniture all’estero, non possono essere di breve durata e che una volta cominciate le trattative debbano essere continuate e riprese ogni anno. Chi la dura la vince […]”

 

Sestri Levante, 16 settembre 2022. Dopo il successo delle tre tappe in Trentino, Piemonte ed Emilia-Romagna il Microfestival arriva in Liguria a Velva e lungo la Val Petronio fino a Riva Trigoso dal 16 al 18 settembre 2022.

Il microfestival “Riscopriamo le nostre terre perdute”, giunto alla sua seconda edizione è stato ideato e organizzato dall’Associazione culturale Terreoltre in partnership con Touring Club Italiano, Associazione Riabitare l’Italia, Fondazione Museo Storico del Trentino, Terres Monviso, Riserva Biosfera UNESCO Monviso e CAI.

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La seconda edizione: produrre il cambiamento

Le aree interne d’Italia e i territori lasciati ai margini dello sviluppo novecentesco hanno vissuto un drammatico spopolamento che li ha progressivamente svuotati di abitanti, produzioni, cultura, tradizioni, identità, futuro. Alcuni di questi sembrano essersi perduti mentre altri cercano faticosamente vie per mantenersi e rilanciarsi, salvaguardando le proprie tradizioni e aprendosi al cambiamento. Un elemento su tutti riafferma però ancora l’esistere delle “terre perdute” e sembra capace di poterle rilanciare: il cibo e la sua produzione. Questi due elementi, infatti, permettono a un popolo disperso di ritrovarsi, a una cultura e a una lingua di salvaguardarsi e valorizzarsi, a un’economia di riprendere un cammino attraverso vecchie e nuove produzioni, a un territorio di cambiare per continuare a esistere.

Giulia Guardavilla, Presidentessa dell’Associazione Terreoltre: “Il festival coinvolgerà tutta la valle del fiume Petronio da Riva Trigoso a Velva, guidando i partecipanti alla scoperta di un territorio magnifico attraverso il cibo, la fotografia, le passeggiate e incontri con ospiti di alto profilo per ragionare sulle aree interne ed evidenziarne la complessità e la ricchezza. Il corso del torrente Petronio rappresenta infatti il legame tra costa ed entroterra, simboleggiato dal viaggio del sasso che scende al mare e risale per essere utilizzato come materiale per i risseu; la consapevolezza di questo legame sottolinea la necessità di considerare le aree interne come parte integrante del territorio e non come isole separate e abbandonate."

Un programma ricco di iniziative: la mostra #Women di Fondazione Ansaldo. Il Microfestival “Riscopriamo le nostre terre perdute” prenderà avvio venerdì 16 settembre presso la Biblioteca del Mare di Riva Trigoso (Sestri Levante) con l’inaugurazione della mostra #Women di Fondazione Ansaldo dedicata all’emancipazione femminile e al lavoro delle donne in fabbrica dalla Prima guerra mondiale agli anni ‘70. A seguire si terrà la conferenza “La figura della donna tra Ottocento e Novecento” a cui interverranno tra gli altri Marzia Dentone (MuSeL) e Claudia Cerioli (Responsabile Archivi storici e servizi bibliotecari di Fondazione Ansaldo).

“L'Associazione TerreOltre, con l'organizzazione del Microfestival “Riscopriamo le nostre terre perdute” vede il coinvolgimento di tante realtà del territorio, tra cui il MuSel – Museo Archeologico e della Città di Sestri Levante e il Sistema Bibliotecario Urbano, che hanno sempre appoggiato quest'iniziativa proprio perchè dettata dall'amore per il territorio e la riscoperta dei suoi valori, attraverso gli approfondimenti storici e non solo” afferma Marzia Dentone direttrice del MuSeL  “Nel corso dell'incontro sulla figura della donna previsto per il pomeriggio di venerdì 16 settembre, per esempio, alle splendide immagini di Dina Bellotti e Emmy Andriesse, le quali frequentarono Sestri Levante nella prima metà del Novecento e, rimanendone affascinata, ritrasse donne, madri, instancabili lavoratrici, si aggiungeranno le immagini e le storie delle operaie, delle lavandaie, delle merlettaie e di tante altre figure che non saranno altro che testimonianze di vita e di storia, tutta da scoprire”.

#Women fa parte del progetto Mostre in Fabbrica, ideato nel 2020 da Fondazione Ansaldo con lo scopo di promuovere il patrimonio culturale di cui è custode nel periodo di chiusura dei musei e degli istituti culturali causato dall’emergenza Covid-19. L’obiettivo era quello di portare la cultura d’impresa all’interno dei luoghi di lavoro, sia per consentire la fruizione in quel tempo di limitazioni, sia per promuovere e rafforzare il legame tra il mondo dell’impresa e il mondo della cultura, di cui Fondazione Ansaldo è portavoce da oltre 40 anni, sostenendo l’assioma che il lavoro genera cultura, la cultura genera lavoro.

Quello dell’emancipazione femminile è un lungo percorso iniziato negli anni della prima guerra mondiale e che si è sviluppato nel corso dell’ultimo secolo attraverso coraggiose lotte per la parità dei diritti. Le testimonianze conservate in Fondazione Ansaldo raccontano le esperienze, le battaglie e le conquiste delle protagoniste di un’epoca che, per quanto cronologicamente abbastanza vicina, è ormai psicologicamente distante e orizzonte sconosciuto alle generazioni più giovani. L’impegno della Fondazione non è solo quello di portare avanti un’operazione di memoria o di conoscenza storica. È qualcosa di più. Dietro c’è la convinzione che sia possibile un dialogo tra le generazioni, una trasmissione di esperienze, una commistione di linguaggi. Rendere più forte questo legame tra generazioni significa dare vita a un nuovo laboratorio di comunicazione sociale, ancor più importante nel periodo storico attuale in cui i diritti paiono affievoliti, quando non negati, obbligandoci a interrogarci su cosa stia accadendo alla nostra società, divenuta immemore della fatica costata per ottenerli.

Autogestione dei lavoratori presso lo Stabilimento San Giorgio di Sestri Ponente Reparto bobinatura 1950

Autogestione dei lavoratori presso lo Stabilimento San Giorgio di Sestri Ponente. Reparto bobinatura, 1950

Un microfestival per tutti i gusti. Non solo mostre fotografiche e conferenze, ma anche workshop di fotografia, cucina ed escursioni guidate nella Val Petronio. Gli amanti del cibo e della fotografia potranno partecipare al laboratorio di “Food photography reportage” (16 settembre, Riva Trigoso – Velva) in diversi laboratori di prodotti locali guidati da un fotografo professionista membro del Collettivo Contrails. Chi, invece, ama cucinare e vorrà scoprire le ricette della tradizione ligure potrà partecipare al workshop sulle salse liguri (17 settembre, Velva) o quello dedicato alla capponadda (18 settembre, Velva). Mentre gli amanti del trekking potranno ripercorrere i sentieri di mercanti e partigiani da Velva al monte Alpe (17 settembre) oppure andare alla scoperta delle cave di diaspro di Valle Lagorara (18 settembre) accompagnati da guide locali.

È possibile leggere il programma completo qui: https://www.terreoltre.it/iniziative/

L’Associazione culturale Terreoltre persegue finalità di promozione sociale e di sviluppo della socialità attraverso la promozione e diffusione di cultura, storia, tradizioni, enogastronomia di terre e di borghi interni e di montagna trascurati dai grandi flussi turistici, in particolare esplorando nuovi linguaggi e promuovendo a tal fine arte, fotografia, teatro, letteratura. L’associazione progetta iniziative ed eventi culturali, didattico-educativi e ricreativi per lo sviluppo delle aree interne. Nel 2021 ha realizzato la prima edizione del Microfestival “Riscopriamo le nostre terre perdute” che ha ricevuto riconoscimenti da parte di enti pubblici e privati.

Associazione TerreOltre
www.terreoltre.it
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Fondazione Ansaldo oggi, 29/09/22, alle 17.30, parteciperà all’incontro “Il lavoro che cambia”, insieme all’Archivio Publifoto Intesa San Paolo, organizzato da Archivissima presso le Gallerie d'Italia – Torino destinato a studenti, insegnanti e studiosi.

Un incontro alla scoperta del passato, attraverso gli archivi fotografici, che fa parte di un ciclo che prevede altri due appuntamenti dedicati ai temi dell'emancipazione femminile e al paesaggio, che vedranno l'Archivio Publifoto e Intesa Sanpaolo confrontarsi con gli archivi di Fondazione 1563 e Fondazione Dalmine.

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 Un ciclo di incontri per indagare il cambiamento e la contemporaneità attraverso gli archivi fotografici. Tre tavoli di confronto dedicati ai temi del lavoro, del paesaggio, dell’emancipazione femminile, alla scoperta del passato come spazio di valorizzazione e possibilità per nuovi sguardi, significati, utilizzi.

Archivissima, con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, presenta il primo incontro del ciclo "UPDATE — Formarsi con gli archivi".

Un dialogo fra l'Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo e Fondazione Ansaldo, che declina il tema di Archivissima 22 "Change" concentrandosi sui cambiamenti legati al mondo del lavoro.

La costruzione delle navi, la lotta sindacale, l'occupazione dei cantieri, ma anche la storia dei portuali e il cambiamento connesso alla diversa tipologia di navi costruite nel tempo e alla loro funzione: quali affinità, quali divergenze uniscono e distinguono due collezioni che testimoniano momenti cruciali del Dopoguerra italiano?

L'incontro sarà preceduto da un video introduttivo realizzato da Barbara Bergaglio e Giangavino Pazzola, curatori di Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino, che tracceranno un filo tra gli archivi ospiti, stimolando una riflessione con la fotografia d'autore contemporanea.

Prossimi appuntamenti: 7 e 21 ottobre

Informazioni e prenotazioni
Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili
Prenotazione obbligatoria su eventbrite

Il seminario verrà ripreso digitalmente e sarà inserito in un programma di Masterclass che saranno presentate a novembre in occasione del lancio della prossima edizione di Archivissima 23.
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Durante il primo incontro per Next Generation EU per l’Italia organizzato lo scorso 22 giugno a Milano dall’avv. Andreoli con il patrocinio di Fondazione Cariplo, il direttore di Fondazione Ansaldo, ha preso parte a uno dei 3 panel illustrando l’impegno della Fondazione verso i giovani e alcune proposte che possano contribuire a offrire loro orientamenti per soddisfarne le aspirazioni verso un percorso di studi mirato e il mondo del lavoro.

È fondamentale credere nelle nuove generazioni, dare loro fiducia affinché anch’essi possano averne in sé stessi e nelle loro aspettative lavorative, portandoli così a coltivare una visione positiva del loro futuro, oggi alquanto incerto apparentemente con limitate prospettive. In questo contesto le tecnologie digitali possono essere di grande beneficio, senza però mai trascurare la socialità e il confronto in presenza. Nel seguito una sintesi dell’intervento.

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Fondazione Ansaldo è il più grande archivio di impresa in Italia. Conserva la memoria di un passato di grande rilevanza storico-culturale che trae le sue origini nella volontà cavouriana di dare una decisa connotazione industriale al costituendo Regno d’Italia. Eppure, sebbene mantenga il nome dell’impresa che l’ha generata quarant’anni fa, questa fondazione non rientra più all’interno di un’organizzazione aziendale, quindi è a tutti gli effetti un ente che non è parte di una missione industriale ancora operante. Come si accorda quindi il mio intervento in un panel che parla di futuro, di next generation, di giovani?

È necessaria quindi una premessa. Dal mio arrivo, due anni fa, ho definito la Fondazione Ansaldo una “fabbrica della memoria”: dall’Ansaldo, nel corso del tempo, si sono sviluppate tante filiere produttive che hanno rappresentato l’eccellenza italiana a livello mondiale - e lo sono ancora oggi -  ed è la conoscenza di questo passato la materia su cui far riflettere i nostri interlocutori e le comunità, a partire da quella in cui si trova la sede delle Fondazione, la Val Polcevera, con l’obiettivo di veicolare la memoria storica che conserviamo per ragionare sul presente e proporre “ponti” solidi per il futuro.

Alcuni esempi concreti: l’anno scorso era il novantesimo anniversario del varo del transatlantico Rex, ricordato anche da Fellini, in un’emozionante quanto falsa rievocazione storica, nel film Amarcord, con i giovani che aspettano il suo passaggio seduti sulla spiaggia di Rimini al chiaro di luna. Il Rex è la storia di una nazione capace di realizzare un transatlantico di 268 metri di lunghezza (due campi di calcio), alto quanto un palazzo di quindici piani, largo 30 metri, in grado di tenere una velocità media di 30 nodi (oltre 50 km orari). Un’opera ingegneristica arricchita da una serie di invenzioni incredibili, la cui eccezionalità verrà sugellata con la vittoria, nel 1933, del Nastro Azzurro, il premio per la più veloce traversata atlantica. Con questo esempio raccontiamo del coraggio, di quello che è il coraggio dell’eccellenza. Il coraggio dell’eccellenza, di una Nazione, quindi di un popolo, quello italiano, che da questo punto di vista, come ha precedentemente accennato il Cardinale Zuppi, nei momenti più difficili dà il meglio di sé.

 Il Rex in costruzione nei Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente

Il Rex in costruzione nei Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente

I progettisti, i tecnici, gli operai del Rex avevano posto l’asticella oltre il possibile, per la tecnologia disponibile all’epoca, riuscendo a realizzare una nave meravigliosa, tramandando un messaggio valoriale molto importante per tutti, soprattutto, per le giovani generazioni: il coraggio di osare.

Lo stesso coraggio riscontrabile anche nella storia dello SVA, il celebre biplano con cui d’Annunzio volò su Vienna progettato e realizzato soltanto tredici anni dopo il primo esperimento di volo realizzato dai fratelli Wright e che nel 1920 venne utilizzato da Arturo Ferrarin per volare da Guidonia a Tokyo in trenta tappe. Al coraggio dell’eccellenza si unisce quindi il valore dell’impresa oltre il limite, quelle di D’Annunzio e di Ferrarin.

Ritengo, infatti, che il progresso dell’uomo sia sempre il risultato degli obiettivi maggiormente sfidanti che esso stesso si pone. La storia di Ferrarin rivela anche l’importanza di avere una visione: quella di pianificare una missione così complessa per quei tempi. Una visione propria anche di imprenditori come Ferdinando Maria Perrone che, nei primi anni del Novecento, fa sua - e dei suoi eredi - l’Ansaldo, con un’impressionante scalata azionaria; e non solo, rende la società un gruppo competitivo a livello globale ma, precursore di una sensibilità decisamente attuale, coglie l’importanza ai fini produttivi della comunicazione e per questo rileva il maggior quotidiano genovese «Il Secolo XIX» e della finanza, fondando una propria banca.  Un altro capitano d’industria legato alle vicende ansaldine, Daniele Luigi Milvio, una persona molto riservata ma lungimirante e di grande coraggio, nel periodo delle Brigate Rosse trasferisce la sede operativa del Gruppo Ansaldo dallo stabilimento di Cornigliano a quello di Sampierdarena, dove maggiore era la presenza dell’organizzazione terroristica, per infondere un forte messaggio di unità industriale alle maestranze; più tardi proporrà e gestirà il primo piano energetico nazionale, oggi tema di grandissima attualità.

Questi esempi sono indicativi dei valori che può trasmettere la memoria storica e l’importanza di divulgarla, soprattutto ai giovani. Recentemente la Fondazione ha svolto il ruolo di facilitatore a supporto dell’associazione ALPIM, al progetto “Mille Ponti” dedicato agli studenti della Val Polcevera. Con l’ausilio di un questionario, sono stati intervistati gli studenti, circa 1000 ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado, che vivono e studiano in questa valle che conta una popolazione di 80 mila residenti, una piccola citta, e che ha vissuto e vive tuttora molte transizioni e trasformazioni. A inizio Ottocento era il ritiro delle grandi famiglie patrizie genovesi, successivamente è diventata il cuore industriale di Genova, fino a divenire un colosso industriale manifatturiero su scala internazionale. All’industrializzazione ha fatto seguito il fenomeno inverso, la deindustrializzazione, che ha portato con sé diversi stravolgimenti urbanistici con impatti scoiali, fino ai temi odierni sulla sostenibilità.

Gli esiti del questionario, indirizzato in particolare sui temi della digitalizzazione, hanno messo in luce il legame fortissimo dei ragazzi con il territorio, l’85% non vorrebbe vivere altrove ma ciononostante l’85% non vede futuro di lavoro in Val Polcevera. “E il digitale? Possiedi uno strumento digitale, uno smartphone, un PC, un tablet?” Praticamente il 95% risponde affermativamente. “Quanto tempo passi su questi strumenti?” La risposta è “drammatica”: oltre otto ore e spesso solo per giocare, quasi una dipendenza.

Sono stato Chief Technology Officer di Finmeccanica, pertanto sono sicuramente uno sponsor dello sviluppo tecnologico. Ritengo, però, che la tecnologia debba rimanere sempre un mezzo e mai un fine; oltre ai grandi benefici che la digitalizzazione sta producendo, il digitale sta però scollegando i ragazzi da quella che è la realtà, bisogna allora considerare anche gli effetti collaterali di questa grandissima opportunità. I risultati dell’indagine fanno sorgere altri interrogativi. In Val Polcevera non mancano infatti opportunità di lavoro, come l’Istituto Italiano di Tecnologia, il Distretto Tecnologico della Liguria, la cantieristica navale, Ansaldo Energia, l’Academy Cyber e il supercalcolatore di Leonardo; c’è persino una start-up che lavora sul grafene, quindi con materiali tra i più avanzati. Tutte queste realtà i ragazzi non le conoscono? Non ne sono attratti?

È, forse, importante ricreare un senso di comunità con una “infrastruttura di incontro” in cui scuola, famiglia e comunità ritornino a essere luoghi di aggregazione sociale, integrandosi con la nuova dimensione digitale, dove i giovani possano maturare prospettive migliori di quelle emerse dalle loro risposte, acquisire maggiore consapevolezza sul futuro che il territorio potrebbe offrire loro ed, infine, vedere la formazione quale risultato dell’impegno reciproco di questi agenti socializzanti, sfruttando in questo contesto le opportunità e i benefici che la digitalizzazione offre.

In questi tre anni abbiamo avuto la fortuna, nonostante il Covid, di avere in Fondazione tantissimi giovani universitari. Per loro la scuola e il lavoro sono ancora due realtà separate. Quando arrivano in Fondazione lavorano con strumenti digitali, per contribuire alla digitalizzazione e rendere fruibile a tutti - on-line - questo patrimonio di conoscenza, ma soprattutto si confrontano con gli aspetti pratici del lavoro. In questi tirocini trovano un qualcosa che non sapevano di poter sperimentare.

Quindi l’impressione è che l’iterazione scuola-lavoro, e tutto il corollario, probabilmente allo stato attuale non funzioni nel migliore dei modi, e che qualche cosa da ripensare ci sia, soprattutto per dare fiducia a questi giovani; fiducia che, a mio avviso, è fondamentale per creare quello spirito di intraprendenza e di iniziativa che è essenziale per fare impresa, per avere coraggio, per avere visione, per sfidare anche oltre il limite. Noi – Fondazione Ansaldo – rimaniamo una fondazione d’impresa che si occupa di cultura d’impresa che, se vogliamo, è il nostro primario obiettivo: l’impresa esiste e prospera se si ha visione, coraggio, spirito di intraprendenza e… fiducia.

Non tutti debbono necessariamente aspirare a fare l’astronauta o il professore; rivedere la formazione e la professionalizzazione non più in termini verticali e quasi gerarchici (l’università, il liceo e gli istituti tecnici, le scuole secondarie) ma, piuttosto, riposizionarli su un piano orizzontale, cercando di far comprendere ai giovani qual è il loro reale interesse e impegnarsi per realizzare le loro aspirazioni nel futuro. Raccontare non solo le grandi professioni ma anche le professionalità che oggi mancano e che le industrie, le imprese ricercano con fatica potrebbe essere un’altra iniziativa da sviluppare in quella “infrastruttura di incontro” di cui dicevo prima.

Si è detto del coraggio dell’eccellenza, un altro valore importante che cerchiamo sempre di veicolare è proprio quello di avere coraggio. Noi - senior -  abbiamo una responsabilità perché la nostra seniority e la nostra esperienza ci impongono di avere visione e quindi valutare ogni investimento non solo in termini prioritariamente economico-finanziari di breve termine, ma anche affinché ci sia un effettivo investimento sulle nuove generazioni, partendo dal presupposto che le nuove generazioni garantiscono futuro, devono inevitabilmente imparare e possono sbagliare. È dunque altrettanto importante essere consapevoli che tali investimenti daranno risultati sul lungo periodo e non nell’immediato, ma offrono sin da subito fiducia e certezze ai giovani.

In conclusione vorrei citare quattro risposte al questionario sopracitato, scritte da ragazzi di 13-16 anni: mostrano una gamma di sensazioni che vanno dall’incertezza a un atteggiamento disincantato, al rifiuto di pensare a una programmazione per il proprio futuro.

Alla domanda: “Che cos’è per voi il futuro?”
Prima risposta: “Ciò che non è ancora accaduto o che deve accadere; un misto di casualità, agenti esterni e volontà”.
Seconda risposta: “Il futuro è qualcosa di inaspettato; ho paura di quello che succederà”
Terza risposta: “Il futuro è un domani e nulla per ora”
L’ultima: “Futuro: secondo me il futuro si basa su quello che decidiamo di fare in quel momento e da come vogliamo viverlo.”

 Due tirocinanti al lavoro nella Fototeca di Fondazione Ansaldo

Due tirocinanti al lavoro nella Fototeca di Fondazione Ansaldo

Al panel hanno preso parte, oltre a Lorenzo Fiori, Direttore Fondazione Ansaldo, Francesco Rutelli, Presidente Anica, Presidente Soft Power Club («Sostenibilità, il tempo delle innovazioni, non del greenwashing»), Gregorio Consoli, Managing Partner Chiomenti («I giovani e le professioni. Gli studi legali e le nuove generazioni»), Remy Cohen, Economista («Giovani imprese e sviluppo nuovi rapporti tra pubblico e privato»), Giuseppe Castagna, CEO Banco BPM («Il ruolo sociale di un grande gruppo bancario per il futuro delle nuove generazioni») e Marco Gerevini, Consigliere delegato “Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore” – Fondazione Cariplo («Social impact con valenza imprenditoriale»).