#Storiedaraccontare
L’Ansaldo, i Perrone e Il Secolo XIX
Il 1886, che vede a Genova la nascita de Il Secolo XIX è anche l’anno in cui l’Ansaldo di Sampierdarena, acquisisce il cantiere navale Cadenaccio di Sestri Ponente. Per la più grande officina del Regno, la Gio.Ansaldo & Co. dei fratelli Giovanni e Carlo Marcello Bombrini, già affermata nella produzione meccanica e ferroviaria, si tratta di un deciso, importante e felice investimento produttivo in un comparto che, faticosamente avviato a Sampierdarena nel 1873 terminerà per l’Ansaldo solo nel 1966, quando i cantieri navali di Sestri e della Spezia passano all’Italcantieri di Trieste. E le due storie, quella industriale dell’Ansaldo e quella editoriale del Decimonono, saranno entrambe – come ben documentato negli archivi di Fondazione Ansaldo – per lungo tempo raccolte nelle mani della famiglia Perrone. Sempre nel 1886, infatti, uno sconosciuto pubblicista di nome Ferdinando Maria Perrone è, all’età di 39 anni, a Buenos Ayres dove instaura un rapporto di amicizia con il presidente della Repubblica Argentina Julio A. Roca; questo ed altri rapporti permetteranno all’intraprendente capostipite dei Perrone di vendere all’Argentina, da lì a poco, incrociatori costruiti nei cantieri Ansaldo di Sestri ponente.
Cantieri navali Ansaldo di Genova Sestri Ponente, varo del REX, 1931
L’Italia che entra in mercati controllati, blindati, da paesi industrialmente avanzati come l’Inghilterra o la Francia è un fatto clamoroso, che fa il giro del mondo. Anche allora la nave da guerra era infatti un condensato di tecnologie diverse: si pensi alle artiglierie, alla propulsione, alla stessa corazzatura. Altre navi Ansaldo, sempre grazie a Ferdinando Maria Perrone, vengono vendute in giro per il mondo ed il successo per lui è tale che dai Bombrini acquisisce il “Decimonono” (fu lui a volere Luigi Arnaldo Vassallo, il mitico ‘Gandolin’, come Direttore) e che, soprattutto, da Rappresentante generale diviene, nel 1904, azionista di maggioranza e Amministratore delegato dell’Ansaldo.
È forse opportuno a questo punto riproporre in sintesi quanto scritto dal Prof. Marco Doria dell’Università di Genova per ricordare che “… dalla fine dell’Ottocento la Liguria conosce un importante salto di qualità. Con la Sinistra storica lo Stato era chiamato a promuovere l’industrializzazione nella radicata convinzione che solo una robusta base industriale potesse permettere all’Italia di assumere quel ruolo di potenza europea che si pensava le dovesse competere; fondamentale in quest’ottica era il peso del settore metalmeccanico, legato alle commesse statali, militari in particolare, di fabbriche capaci di costruire grandi macchinari, navi da guerra e mercantili, materiali d’artiglieria e corazze e, col ‘900, anche i nuovi prodotti del nascente settore elettrotecnico. Produzioni su commessa richiedenti adeguate competenze tecnologiche e scientifiche, realizzabili in stabilimenti di ragguardevoli dimensioni: su tutto ciò punta la borghesia industriale genovese. È una scelta che premia il mondo imprenditoriale e caratterizza Genova in età giolittiana (1903-1914) come uno dei poli del triangolo industriale del paese.
Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo di Genova Cornigliano-Veduta panoramica-1963
In quel periodo, con la crisi della marineria velica, tradizionale asse portante dell’economia di Genova, il ceto armatoriale genovese, di fronte all’ affermazione della navigazione a vapore opera un rilevante trasferimento di capitali dal comparto marittimo a quei rami dell’industria che, grazie ai provvedimenti governativi, possono garantire più sicuri margini di profitto …”
E’ in questo contesto che va collocata la straordinaria crescita dell’Ansaldo di Ferdinando Maria Perrone (sino al 1908, anno della sua morte) e successivamente, sino al 1921, dei suoi figli Mario e Pio. Sono loro che, grazie anche alla congiuntura bellica, trasformano l’Ansaldo in un colosso di dimensioni internazionali. Con la Grande Guerra l’Ansaldo moltiplica i suoi stabilimenti (se ne conteranno 30 di cui 22 nell’area genovese), controlla o partecipa diverse società, dispone di un capitale sociale cresciuto nel giro di quattro anni (dal 1914 al 1918) da 30 a 500 ml.ni, impiega circa 75mila addetti e produce navi, sommergibili, semilavorati siderurgici, artiglierie, mezzi corazzati, apparati motore, aeroplani, corazze, proiettili. Uno sforzo industriale che consente un’abile campagna di immagine e propaganda che presenta l’azienda genovese come autentica protagonista industriale della resistenza sul Piave e della conclusiva vittoria militare dell’esercito italiano.
Negli anni seguenti, tuttavia, la crisi finanziaria conseguente agli irrisolti problemi di riconversione postbellica, mette a nudo la debolezza strutturale di un complesso industriale che aveva legato le sue sorti, in maniera troppo univoca, alla congiuntura bellica. Segue l’intervento di un consorzio di salvataggio promosso dalla Banca d’Italia, che comporta un ridimensionamento dell’azienda e l’allontanamento dei fratelli Perrone. I Perrone si staccano, con amarezza, dall’Ansaldo ma continueranno a seguirne le vicende con il Messaggero di Roma, di loro proprietà dal 1915, ed Il Secolo XIX .
Atto di costituzione de Il Secolo XIX, 1897
Fondazione Ansaldo
Villa Cattaneo dell’Olmo, Corso F.M. Perrone 118, 16152, Genova, Italia
C.F. e P.Iva 03861620106