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Dai mille che fecero il Ponte, raccontati nel libro edito da Fondazione Ansaldo nel 2020, ai mille che devono crescere, con basi solide, per poter essere protagonisti della città di domani. Si è ufficialmente messo in moto il progetto "Mille ponti" firmato da Alpim, l'associazione ligure per i minori presieduta da Carlo Castellano che punta a creare una connessione fra i giovani con una peculiarità territoriale molto netta: la Val Polcevera. È proprio a loro che si indirizza il progetto che è scattato in questi giorni con il primo step: un questionario per gli studenti della vallata, chiamati a descrivere, in forma anonima, la loro esperienza scolastica, quella digitale (vissuta specialmente durante i mesi della didattica a distanza), le aspettative per il mondo del lavoro e la loro vita in Val Polcevera.
Un esperimento fortemente innovativo che si sostanzia con due differenti questionari, uno dedicato alle scuole secondarie di primo grado e uno per quelle di secondo grado. L'obiettivo è appunto quello di intervistare oltre 1000 ragazze e ragazzi di tutti gli otto istituti scolastici (a partire da Teglia insieme a Certosa, Rivarolo, Bolzaneto, Pontedecimo, Campomorone, Ceranesi, Borzoli e Serra Riccò) e dei soli due istituti superiori della vallata (IIS Gastaldi Abba, IPSIS Gaslini Meucci).
Entro marzo si completerà l'indagine sul campo e inizierà l'elaborazione delle risposte. È la prima volta che in Val Polcevera si procede con un'indagine di questa natura, su un campione così grande di studenti, ma l'iniziativa promossa da Alpim ha già trovato in questo cammino due compagni di cordata come la Fondazione Ansaldo e l'Università di Genova. Massima è l'attenzione che gli operatori di Alpim riservano a questo progetto, in un territorio quale appunto la Val Polcevera che rappresenta una sorta di laboratorio dell'innovazione e delle nuove opportunità.
«È un'esperienza bellissima – racconta Carlo Castellano – siamo già arrivati alla compilazione dei primi cinquecento questionari, con una risposta entusiasta da parte dei ragazzi, ma anche dei loro insegnanti. Poter contare inoltre sulla presenza al nostro fianco di soggetti come la Fondazione Ansaldo, primo archivio d'impresa italiano, e l'università di Genova è uno stimolo in più per procedere speditamente».
La compilazione dei questionari, infatti, è soltanto il primo passo di questo cammino in uno spazio-laboratorio che ha forte necessità di innovazione per il suo vero rilancio. Ma è un obiettivo che si può davvero ipotizzare? «Ne sono convinto e già queste prime risposte ce lo confermano - prosegue Castellano - Ora però attendiamo che tutti i mille questionari che sono stati consegnati ci vengano restituiti. Una volta esaminati, avremo quegli spunti necessari per decidere che cosa proporre ai ragazzi».
Scopo del lavoro è appunto quello di indagare le difficoltà che i giovani trovano nel prefigurare il proprio futuro, conoscere le loro attitudini, scegliere la scuola, pensare al lavoro che vorrebbero svolgere. Da qui, appunto, la necessità di individuare i loro bisogni, intuendo quelle esigenze fondamentali per poter progettare il loro futuro. «I sociologi dell'università ci daranno un grosso aiuto, in questo, così come prezioso saprà sicuramente essere il sostegno della Fondazione Ansaldo. Dobbiamo favorire il loro inserimento nel mondo di domani, aiutandoli nelle loro scelte. Per fare questo mettiamo a disposizione la nostra esperienza, vogliamo dialogare con scuole e aziende per definire progetti, stage, borse lavoro. Lavoro faticoso. Ma entusiasmante».
Per ulteriori approfondimenti rimandiamo all’intervista fatta a Carlo Castellano e a Chiara Vettullo
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