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28 gennaio

Il REX e il giorno della memoria

dal libro «REX, il sogno azzurro – the blue riband» di Flavio testi, curato da Fondazione Ansaldo e pubblicato da Erga edizioni

Nella ricorrenza della “giornata della Memoria” Fondazione Ansaldo ricorda le vittime dell’Olocausto riprendendo integralmente dal libro “REX: il sogno azzurro – the blue riband” il capitolo dedicato alla fuga di molte famiglie ebree che, grazie al REX, attraversarono l’Atlantico trovando rifugio in America tra il 1933 e il 1940.

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A bordo piscina, 1939 (RGB)

Nei decenni intercorsi tra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, la maggior parte degli ebrei europei risiedeva in Russia e nei paesi dell’Europa orientale, in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Germania e in Austria. Gli ebrei italiani erano circa 45.000, cui si aggiungevano altri 10.000 residenti sul territorio italiano ma di nazionalità estera.

Il 1933, con l’avvento al potere di Hitler, segna l’inizio dell’esodo dalla Germania dei 500.000 ebrei tedeschi che vi risiedevano. Prima del 1938, circa 250.000 ebrei lasciarono la Germania, molti dei quali per la Palestina (nel solo 1933, circa 35.000). Nel 1938, l’annessione dell’Austria alla Germania obbligò gli ebrei che potevano farlo a lasciare anche quel paese. I profughi ebrei dalla Germania e dall’Austria vennero accolti e il loro insediamento non fu ostacolato dalle autorità italiane.

Nel maggio del 1938 Hitler visitò Roma per ricambiare la visita di Mussolini e il mese successivo esperti tedeschi di razzismo vennero in Italia per istruire i funzionari italiani su questa pseudo-scienza. Due mesi dopo, il 14 luglio del 1938, venne pubblicato il “Manifesto della razza”, con le sue teorie sull’esistenza di una presunta razza ariana italica, e il primo settembre 1938 venne emanata la legge: tutti gli ebrei italiani furono banditi dalla vita pubblica e le scuole furono precluse ai bambini ebrei. All’interno del partito fascista, tra i pochi ad opporvisi fu Italo Balbo.

Gli ebrei che ne avevano la possibilità, emigrarono: i più verso le Americhe, ma anche in Palestina. Gli altri si adattarono a vivere come potevano, si organizzarono in seno alle comunità e continuarono, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d’oltralpe che, dall’avvento di Hitler al potere, continuavano ad affluire numerosi in Italia.

Il periodo 1938-1943 fu tragico per gli ebrei italiani. Nello studio di Michele Sarfatti si certifica che in questi sei anni vennero assoggettate alla persecuzione circa 51.100 persone. I perseguitati furono 46.600 ebrei effettivi e 4.500 non-ebrei classificati “di razza ebraica”. L’antisemitismo permeò la vita del Paese in tutti i suoi comparti. In un solo anno, dei 10mila ebrei stranieri presenti in Italia, 6.480 furono costretti a lasciare il Paese.

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In partenza da Napoli, 1938 (RGB)

Per fortuna la persecuzione degli ebrei trovò scarso consenso nel popolo italiano, salvo poche eccezioni; molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case, mentre i partigiani accompagnavano alla frontiera svizzera vecchi e bambini. Tra tutti, spiccano gli atti di eroismo di Giorgio Perlasca e del questore di Fiume Giovanni Palatucci (poi morto a Dachau). Anche la Chiesa Cattolica intervenne in modo deciso. Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza nei monasteri e nelle parrocchie di Genova in attesa degli imbarchi.

Nel 1939, Dante Almansi, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, fu autorizzato a creare un’organizzazione con sede a Genova per assistere i rifugiati ebrei giunti in Italia da altre parti d’Europa, conosciuta come DelAsEm, (Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei) che aiuterà oltre 5.000 rifugiati ebrei a lasciare l’Italia e raggiungere paesi neutrali. A Vienna invece operava la HIAS (Hebrew Immigration Aid Society) specializzata nell’ottenere nuovi documenti e visti di espatrio soprattutto verso gli Stati Uniti.

I passeggeri ebrei sul REX, distribuiti in tutte le classi con imbarco a Genova o a Cannes, iniziarono ad essere notati già nel 1933, con un graduale incremento sino a raggiungere numeri elevati negli anni successivi, sino al 20 maggio 1940 con l’ultimo viaggio del REX. Nei viaggi verso l’America la nave era sempre al completo, mentre in direzione dell’Europa trasportava generalmente solo qualche centinaio di passeggeri. Poiché molti emigranti ebrei ortodossi, specie delle terze classi, rifiutavano i pasti a bordo se non preparati secondo le regole kosher, arrivando a fine traversata molto deperiti, non riuscendo a superare la visita di controllo sanitario per l’ingresso negli Stati Uniti, le organizzazioni ebraiche si attivarono quindi per poter svolgere attività di sostegno diretto a bordo delle navi. Già nel gennaio 1933, con l’accordo tra l’Union of Orthodox Jewish Congregations of America e la società Italia, per far fronte al crescente numero di passeggeri ebrei, sul REX furono imbarcati in permanenza un rabbino e un cuoco kosher, con cambi del personale:

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A bordo esisteva una cucina kosher con riposteria e frigoriferi dedicati, che vennero ampliati nei lavori del maggio 1936, in seguito alla fusione delle classi Turistica e Speciale. Anche i menù erano personalizzati e persino i piatti avevano la scritta REX in caratteri ebraici.

Nello United States Holocaust Memorial Museum di Washington sono raccolte parecchie testimonianze fotografiche, scritte e registrazioni vocali degli ebrei europei che riuscirono a fuggire a bordo del REX. Tutti confermano la grande cura con cui furono accolti dall’equipaggio e lo squisito trattamento ricevuto durante la traversata, che compensava in certa misura le pene subite, aiutandoli a dimenticarle. Le vie di fuga più usate erano il passaggio dall’Austria a Trieste in Italia, per proseguire in treno sino a Genova ove si attendeva l’imbarco sul REX. In alternativa si passava dalla Francia per raggiungere la nave allo scalo di Cannes.

In base al numero di viaggi transatlantici compiuti dalla nave, considerando una media ridotta di passeggeri a bordo, furono dai 30.000 ai 50.000 gli ebrei italiani ed europei che viaggiarono a bordo del REX verso gli Stati Uniti.

Quella che molti consideravano la nave dell’orgoglio del regime, fu invece per molti la “nave della salvezza” grazie soprattutto al suo equipaggio, che meriterebbe a pieno titolo di essere ricordato nel “Giardino dei Giusti tra le Nazioni”.

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 In arrivo a New York, 1937 (RGB)