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4 ottobre

GIORGIO BERGAMI
Fotografare gli altri

di Alessandro Lombardo

Giorgio e l’Archivio storico Ansaldo

Un ringraziamento a Giorgio Bergami per un corposo e prezioso contributo di informazioni e  conoscenze che lui e la sua Publifoto diedero a suo tempo all’Archivio storico Ansaldo nell’opera di salvaguardia della documentazione fotografica di interesse storico.

Un contributo, questo di Bergami, che, per essere meglio compreso nelle sue dimensioni e nella sua importanza, deve essere letto insieme alle vicende dell’ Ansaldo di Sampierdarena, società dove io entrai nel 1979.

Il giovane fotogiornalista Giorgio Bergami Anni 60

Il giovane fotogiornalista Giorgio Bergami_Anni '60

In quella tornata di tempo l’ Ansaldo, azienda elettromeccanica con circa 20mila addetti, era il fulcro di un profondo processo di ristrutturazione strategico-organizzativa che coinvolgeva aziende del comparto termo-elettromeccanico pubblico italiano e che aveva come obiettivo la costituzione di un unico e moderno polo in grado di competere sui mercati internazionali. Fu questa quasi una rivoluzione per quei tempi, una rivoluzione che, non dimentichiamolo, è costata molto cara a Carlo Castellano, il suo principale ideatore, che per questo suo piano fu ferito in modo grave e permanente.

Si era di fronte – dicevamo – ad un profondo restyling industriale,  che coinvolgeva diversi siti produttivi e che portava a grandi cambiamenti. Si pensi, per fare un solo anche se importante esempio, all’introduzione dell’informatica e alle ricadute di questa sulle attività produttive, sull’organizzazione del lavoro. Ma la grande novità, la cosa fino ad allora più distante dal lavoro industriale comunemente inteso, fu l’idea, geniale, di mettere idealmente nel cuore di questo processo la storia dell’Ansaldo. Una storia che, a parte qualche addetto ai lavori, nessuno ricordava più.

In realtà, come oggi tutti sappiamo, si trattava di una grande storia industriale che partiva nel 1853, ancor prima dell’unità d’ Italia dove  l’Ansaldo è arsenale dei garibaldini, è l’azienda che progetta e costruisce le prime locomotive italiane, che si afferma sui mercati esteri già nell’800, che fornisce i cannoni per la vittoria nella Grande Guerra, gli aeroplani per il volo di Ferrarin su Tokio, le grandi e lussuose navi da record come il Rex etc etc… una “bella” storia, fatta di non comuni capacità progettuali e costruttive da utilizzare nella comunicazione, nella costruzione di un’immagine o di un’identità aziendale, nel marketing, negli eventi aziendali….una storia alla quale poter far riferimento in un momento in cui l’ Italia veniva rappresentata dal settimanale Der Spiegel con l’immagine di copertina di una pistola P38 sopra un piatto di spaghetti.

Una storia aziendale, con tutto quello che c’è intorno in termini di economia, società e cultura, che da quel momento, per la prima volta nel nostro Paese, si poteva studiare/conoscere, grazie alla consultazione di una documentazione che, non più utile ai fini aziendali anziché essere distrutta viene, attraverso l’Archivio storico Ansaldo, salvaguardata e messa a disposizione della comunità scientifica, del sistema formativo e della collettività.

Insomma, compiuti nel 1979 i primi passi costitutivi, l’Archivio storico Ansaldo, nel 1980, avvia una sistematica attività di raccolta di una documentazione aziendale che subito si presenta più varia, rispetto a quella di un più tradizionale Archivio di Stato. Oltre alla documentazione cartacea (societaria, contabile, amministrativa…) incontrammo una cospicua e straordinariamente varia documentazione tecnica (si pensi alla quantità e varietà dei soli disegni tecnici) e di altri interessanti materiali ancora come, per venire direttamente a noi, le fotografie: corpose raccolte di originali sulla produzione industriale ed il lavoro a partire dalla seconda metà del secolo XIX. Occorrevano a quel punto capacità e conoscenze per la conservazione e la gestione che ancora non avevamo e che, di fatto, non trovavamo in giro.  

Sia chiaro che in quel tempo c’era un grande uso della fotografia, e c’era molta attenzione sulla stessa: nel ‘79 Einaudi pubblica il libro della Sontag “Sulla fotografia  - realtà e immagine nella nostra società” e ancora, nel 1980, Roland Barthes scrive  “La camera chiara, nota sulla fotografia” per limitarci ad un paio di esempi

E ad una riflessione sulla fotografia arriveremo anche noi, con Luca Borzani ed altri …ricordo, in proposito, il convegno internazionale intitolato “Fotografia. Da specchio del reale alla perdita d’identità” che organizzammo nel 1989 dove per la prima volta in Italia si mettevano a confronto studiosi della fotografia, storici, nuove tecnologie e archivisti.

Ma in quel momento, nel 1980, avevamo bisogno di altro, avevamo tra le mani fragili fotografie che andavano catalogate, condizionate e rese consultabili.

 PUBLIFOTO P 004549 Marinai americani alla Commenda di Pre Anni 50

PUBLIFOTO:Marinai americani alla Commenda di Prè_Anni '50

Ed è in quel momento che entra in scena Giorgio Bergami.

Io, prima dell’ Ansaldo, non avevo mai sentito parlare,  di Bergami o della Publifoto nonostante il fatto che lui fosse un fotografo di peso, noto e la Publifoto fosse, come presto scoprii, una importante agenzia fotogiornalistica italiana nonché un apprezzato fornitore dell’Ansaldo. Publifoto, infatti, da tempo realizzava per Ansaldo servizi fotografici su  prodotti, componenti, impianti, eventi. Bergami ci aveva fotografato a lungo e conosceva quindi piuttosto  bene l’attività produttiva dell’Ansaldo. Fu la nostra salvezza. Anche perché, lo straordinario e immediato successo non solo scientifico dell’Archivio aveva subito  assorbito le nostre poche forze. Si era anche intimoriti dalla quantità del materiale che si andava raccogliendo, inizialmente nell’ordine di alcune migliaia di foto; dubbiosi sul come doversi muovere tra stampe, negativi e quant’altro….

Giorgio Bergami  – anziché preoccupato – era deliziato dalla vista di tutto quel materiale, all’epoca costituito soprattutto da lastre di vetro, e incominciò ad affiancarci, ad aiutarci, con indicazioni pratiche nell’organizzazione dell’Archivio, con concreti suggerimenti per la conservazione e, ancor più importante, nell’identificazione del soggetto … qui nell’impegnativa descrizione dei soggetti fotografati, con il luogo e l’epoca dello scatto ricorremmo anche all’esperienza ed alla memoria di anziani ansaldini come Alpinolo Montanesi entrato nel 1910 a dieci anni col padre contremaitre di fonderia, nello stabilimento siderurgico Ansaldo di Campi (poi SIAC) ma ricordo anche Silvano Ferretti, Luigi Pittaluga ricorremmo a riviste e pubblicazioni tecniche d’epoca, a opuscoli pubblicitari e bollettini aziendali … ma avevamo alle spalle anche altri della Publifoto: Silvano e Sergio Bergami e, talvolta, se non ricordo male, Valcarenghi e Goldberg intervenivano a loro volta nella discussione. Si discuteva infatti spesso su un qualche soggetto non molto chiaro, su un termine non adeguato o su una datazione troppo incerta ma il tutto era divertente, la collaborazione era piena e, nonostante le discussioni, il lavoro era sempre più preciso e sempre più veloce.

Bergami, nonostante avesse già un suo bel da fare come fotografo e in quel tempo, forse , anche come regista riusciva ad essere quasi sempre in contatto, se non presente, … secondo me era motivato,  oltre che dalla sua passione per la fotografia, dal piacere nel vedere quelle vecchie fotografie industriali finalmente considerate come dei beni culturali; era orgoglioso di quello che si stava facendo. Almeno così mi pareva. Comunque continuammo, con pazienza certosina, a schedare e condizionare  materiali fino al 1982. Fino al convegno Ansaldo “Beni culturali, ricerca storica e impresa” dove registrammo una sorta di consacrazione, di riconoscimento, dell’importanza culturale di questo nuovo tipo di fonti archivistiche.

Qui finisce la fase pioneristica dell’Archivio storico Ansaldo.

Anche per la sezione fotografica, con migliaia di fotografie riordinate e 3mila positivi consultabili in album  si chiude una fase iniziale, di tipo tradizionale direi … si  apre una nuova e diversa fase - tecnologicamente ed economicamente più strumentata - che vede l’applicazione dell’informatica, l’impiego dei primi dischi ottici, l’utilizzo del digitale per arrivare all’oggi,  all’attuale imponente dotazione di oltre un milione di fotografie.

Nel 1982, dicevamo, la collaborazione di Giorgio termina  ma non finisce il rapporto tra noi due. C’era sempre una qualche iniziativa o un qualche aspetto che ci faceva incontrare. Fin quasi all’ultimo: ricordo che, qualche anno dopo la sua mostra del 2007 qui al Munizioniere, mi volle presso un suo laboratorio in centro storico: lì mi affidò l’Archivio cinematografico del Partito Comunista genovese, un gran bella raccolta di documentari, oggi collocati in Fondazione Ansaldo, del quale per lunghi anni era stato attento e geloso custode.

Con quella donazione Bergami chiudeva consapevolmente il nostro rapporto.

Era il suo addio.

PUBLIFOTO P 005139 Benzinaio a Caricamento Anni 50 PUBLIFOTO: Benzinaio a Caricamento_Anni '50