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8 settembre

In memoria di Gio Batta Clavarino

di Alessandro Lombardo

Un grande, genovesissimo, uomo di impresa e di visione industriale ha terminato la sua vita terrena: Giovanni Battista Clavarino. Molta della storia recente dell’Ansaldo e dei successi industriali colti nel periodo degli anni ’70 e ’80 della allora “transizione elettronica” sono legati al suo nome e alle sue iniziative. Alessandro Lombardo, già direttore della Fondazione Ansaldo, ha voluto scriverne un ricordo per #storiedaraccontare, perché la storia di Clavarino è davvero da raccontare.

Gio Batta Clavarino 

“Gio Batta… chi?” è il titolo di una pubblicazione sulla lunga, proficua e talvolta affascinante vita professionale di Giovanni Battista Clavarino, un libro presentato nel 2014 qui in Fondazione Ansaldo, di fronte ad una piccola folla plaudente costituita da amici, colleghi e conoscenti.

Una vita lavorativa, quella di Clavarino, classe 1927, che a partire dal 1952 si intreccia con la storia stessa dell’Ansaldo, società che contribuisce a far crescere e della quale non a caso diventa Presidente nel 1985. A lui si deve lo straordinario sviluppo dell’Azienda negli anni Settanta e Ottanta con l’elettronica industriale che prima non esisteva, a lui si deve lo sviluppo dell’Ansaldo nella siderurgia, nell’automazione ferroviaria, nell’impiantistica… Sino alla crescita nei mercati esteri, con l’internazionalizzazione dell’Ansaldo, dove personalmente Clavarino creò Ansaldo Argentina, Ansaldo Nigeria, Ansaldo Australia, Ansaldo Arabia Saudita, Ansaldo Russia… Fu un grande successo professionale.

 Visita in Ansaldo del Presidente della Repubblica FCossiga

Visita  in Ansaldo del Presidente della Repubblica F. Cossiga, Ge-7-11-1986

Ma un successo ancor più grande Clavarino probabilmente lo ha colto con la sua affermazione sociale perché lui arriva sì molto in alto nella piramide sociale, ma è di modesta famiglia operaia. Una famiglia operaia di Sestri Ponente come tante. È quella la sua partenza. Ricordiamo che fino a tutti gli anni Cinquanta  (e forse anche più), se eri figlio di operai facevi l’operaio e non l’impiegato o chissà cos’altro. Questa era la norma, non scritta ma in pieno vigore. Ma lui era intelligente. La famiglia lo sostiene. Si laurea a pieni voti nel 1951 in ingegneria elettronica e non si ferma più.

Sarà Commendatore della Repubblica (1982), Grande Ufficiale della Repubblica (1986), Cavaliere del Lavoro (1988). Anche all’estero riceverà riconoscimenti e cariche. Anche dalla Regina Elisabetta II. Lo testimoniano le innumerevoli fotografie che conserviamo in Fondazione dove custodiamo anche una sua lunga video-testimonianza raccolta nell’ambito dell’iniziativa “La Liguria del saper fare si racconta”, finanziata dalla Compagnia di San Paolo. Una registrazione ricca di informazioni, da cui emerge la figura di un uomo che nonostante il successo resta sé stesso, che non dimentica le sue origini, che non dimentica le persone del suo quartiere, che ascolta le richieste degli amici, dei suoi collaboratori. Che tifa, senza se e senza ma, per la sua Sampdoria.

gioBatta chi