13 aprile
Storie di donne:
Maria Bentivoglio, prima laureata di Oxford
di Davide Trabucco
di Davide Trabucco
Dal meraviglioso mondo della Fondazione Ansaldo emergono personaggi poco conosciuti o dimenticati. L’archivio ha questa capacità enorme, riporta alla luce emozioni sommerse, da esso scaturiscono storie di personaggi fagocitati dal tempo ma non dalla storia. In particolare l’Archivio Giovanni Battista Ansaldo è un crogiuolo di tante piccole/grandi individualità che ci aiutano a inquadrare meglio la società otto-novecentesca e il periodo storico di riferimento.
Fototeca FA -Donne al lavoro - anni '10-'20 del sec. XX
Marie Bentivoglio non fu una donna qualunque. Grazie alla sua corrispondenza con il giornalista Giovanni Ansaldo, tra il 1936 e il 1939, riusciamo ad avere il ritratto di una donna forte, ricca di cultura e di aspirazioni. Ma chi era Marie Bentivoglio? Nata da genitori italiani a Torino nel 1898, si trasferì in tenera età a Sidney in Australia. Il padre, personalità colta, appartenente all’élite della società bolognese, era ingegnere e professore di italiano al conservatorio di musica di Sidney. La giovane Marie crebbe sicuramente in un contesto stimolante e, grazie alle sue doti straordinarie, sviluppò un sapere enciclopedico. Nel 1920, all’università di Sidney, ottenne la prima laurea con lode come dottore in Scienze, vincendo ben tre borse di studio. Le sue capacità non sfuggirono in ambito universitario e presto ricevette la chiamata della celebre università di Oxford. In Inghilterra, perseguì con costanza i suoi studi laureandosi a pieni voti in Geografia nel 1924 e due anni dopo ottenne il medesimo riconoscimento in Filosofia. Quest’ultimo successo fu motivo d’orgoglio per la giovane Marie che ben lo esprime in una lettera a Benito Mussolini, conservata nel nostro archivio. Nel curriculum allegato, ricordava come fosse la prima donna ad ottenere la laurea di filosofia ad Oxford.
Mente geniale e figura controversa, è oggi un personaggio poco conosciuto. Come mai? Probabilmente la sua vita all’estero e la sua adesione al regime fascista ne fecero un personaggio scomodo, o comunque un personaggio di cui non valeva la pena fare menzione. Marie, però al di là delle sue convinzioni politiche, fu sicuramente una donna straordinaria. I suoi studi la portarono a tenere diverse conferenze in ambito universitario, negli Stati Uniti e in Australia. Ottenne prestigiose cariche onorifiche nelle università australiane, che le valsero il rispetto e l’ammirazione del mondo anglosassone. Che rapporti ebbe con l’Italia? Di lei abbiamo un breve rapporto epistolare con Giovanni Ansaldo, dove allega proprio la famosa lettera indirizzata a Mussolini.
Archivio G.B.A. - Lettera di Marie Bentivoglio a Giovanni Ansaldo, 02-01-1939
Marie, donna fortemente patriottica, percepiva un affetto profondo per il Belpaese e negli anni ’30 si prodigò in tutti i modi per promuovere all’estero l’immagine dell’Italia e del Fascismo. Come spiegare questi sentimenti per Mussolini e per il movimento da lui incarnato? I successi in politica estera a metà degli anni ’30, l’immagine che il Duce soleva presentare, quella di un’Italia rivitalizzata, grande potenza al tavolo delle grandi potenze, sulle orme del glorioso Impero Romano, probabilmente sedusse la Bentivoglio. Nonostante il perfetto inserimento nel mondo anglosassone e nei Women’s Club, le organizzazioni femminili dal grande peso politico e culturale, Marie rimase profondamente legata alla madrepatria e Mussolini, nella sua visione intellettuale e politica, rappresentava l’uomo che aveva dato dignità e forza a un paese povero e in gran parte arretrato.
La storia ha raccontato poi un esito che ben conosciamo, ma è interessante osservare l’opinione di una donna intellettuale e peraltro inserita in un contesto profondamente diverso da quello dell’Italia del Ventennio. È indubbio che il Fascismo ebbe ammiratori anche nel mondo anglosassone, ma Marie, nella lettera indirizzata a Mussolini, parla di un’opinione pubblica (americana) ostile al Fascismo. Sono gli anni immediatamente successivi alla conquista dell’Etiopia, gli anni dell’autarchia in virtù delle sanzioni promulgate dalla Società delle Nazioni, anni in cui l’opinione pubblica anglosassone, in primis inglese è impegnata nel contrastare l’espansionismo fascista. La Bentivoglio, spinta dal suo fervore patriottico si prodigò in una serie di conferenze negli Stati Uniti volte a propagandare l’immagine positiva dell’Italia e del Fascismo. La lettera indirizzata a Mussolini, a mio parere, non è solo la ricerca di un appoggio o di un sostegno. Marie non ne aveva bisogno, in virtù della sua proficua attività professionale. La Bentivoglio si offre come appoggio politico e presenta a Mussolini un mondo che non conosce, quello delle organizzazioni femminili o “Women’s club”. L’opinione pubblica femminile anglosassone ha una sua forza, una sua collocazione, non può essere esclusa dal dibattito politico dell’epoca. Le organizzazioni hanno un’influenza sulla società, che non può essere trascurata.
Archivio G.B.A. - Lettera di Marie Bentivoglio a Mussolini con curriculum, 05-11-1936
Mussolini diede una risposta? Capì l’importanza della propaganda femminile per far breccia nell’opinione pubblica americana? Non lo sappiamo, ma è interessante osservare come le donne non fossero semplici spettatrici in un mondo a tinte azzurre, ma impegnate in politica, propositive, con idee diverse, ambiziose e in carriera. Si può discutere sugli ideali della Bentivoglio, sviluppati in un’epoca profondamente diversa da quella attuale, ma è interessante constatare l’attivismo di una donna degli anni ’30 del XX secolo. Una donna che ottenne numerosi riconoscimenti in campo universitario e un primato straordinario per l’epoca. Una donna fieramente italiana, nonostante i tanti anni vissuti all’estero, una donna di successo in gran parte dimenticata. Una piccola, grande protagonista di un mondo complesso e contradditorio, di un mondo drammatico e spietato. La storia è questa, cancellare non nasconde il passato, comprendere, leggere la realtà con occhi distaccati, contestualizzandola in quel momento, non in quello attuale, è la più grande lezione di vita.
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