26 gennaio
Franco Angeli: storia di una casa editrice
di Alessandra Giordano
di Alessandra Giordano
Fondazione Ansaldo è fabbrica della memoria non solo perché conserva gli archivi di oltre 100 realtà che hanno e che operano nel mondo del lavoro, ma anche perché ogni giorno si attiva per promuovere la cultura d’impresa, sia valorizzando i beni culturali che conserva, sia ricercando nuove storie e nuove memorie da raccontare anche per progettare nuove attività.
Raccontare è il mestiere delle case editrici, come la Franco Angeli che da quasi 70 anni si occupa di editoria per la formazione dei quadri e del management aziendale, di sociologia industriale, di urbanistica, di pianificazione regionale, di economia industriale, di psicologia del lavoro, di geografia umana e molto altro ancora, fino ad affermarsi tra le presenze più ragguardevoli nel campo degli studi e della formazione universitaria.
È lo stesso Franco Angeli a dire: “È necessario sostituire alle fabbriche di prodotti materiali, le fabbriche di idee” e Fondazione Ansaldo, omaggiandolo, desidera aggiungere che “sarà poi compito della fabbrica della memoria quello di raccogliere e tramandare l’eredità di queste”.
Franco Angeli
La casa editrice Franco Angeli nasce nel 1955, inizialmente come ditta individuale. Franco Angeli (1930-2007) aveva solo 25 anni e si era laureato tre anni prima all’Università Bocconi con una tesi di Storia economica discussa con Armando Sapori, tra i più illustri studiosi della generazione tra le due guerre.
Già nel ’52, subito dopo la laurea, aveva iniziato a dedicarsi all’attività editoriale lavorando con il padre Dino, che dal 1929 pubblicava la rivista “Il Consulente delle aziende”, la prima a rivolgersi ai dottori commercialisti e ai dirigenti amministrativi trattando nel concreto le problematiche legate al mestiere.
Mostrando da subito spirito imprenditoriale e lungimiranza, Franco Angeli aveva presto fondato una seconda rivista, “L’Azienda moderna” e quindi una terza, “Fattore umano”. Erano i primissimi anni Cinquanta, e iniziavano in quel periodo a diffondersi i primi studi di psicologia e sociologia del lavoro.
A metà del decennio la scelta di aprire la propria casa editrice, in un periodo subito successivo alla ricostruzione postbellica, segnata dallo sforzo - promosso dal mondo politico ed economico americano - per diffondere nelle imprese europee tecniche e ricette che assicurassero un innalzamento della produttività e migliorassero le condizioni di reddito e di lavoro. Una matrice “riformista” anima dunque le pubblicazioni e le collaborazioni con enti e centri studi nel primo decennio di attività. I primi testi sono destinati alla formazione dei cosiddetti “capi intermedi”, dei manager e dei venditori, ma contemporaneamente iniziano ad essere pubblicati libri di più ampio respiro scientifico.
Una seconda fase importante matura tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. Sono anni segnati dalla fine del miracolo economico e dall’esplosione del conflitto industriale. Le attenzioni della casa editrice si allargano ulteriormente, nello sforzo di capire come quanto accadeva al di fuori delle mura aziendali incidesse e si ripercuotesse sul mondo d’impresa. Il catalogo si diversifica e vi appaiono studiosi di sociologia industriale (Guido Baglioni), di urbanistica (Bernardo Secchi), di pianificazione regionale (Francesco Indovina), di economia industriale (Romano Prodi), di psicologia del lavoro (Enzo Spaltro), di geografia umana (Lucio Gambi).
Negli anni ancora successivi gli interessi continuano ad ampliarsi a nuove aree di studio, con l’apporto di voci importanti: nel diritto del lavoro (Gino Giugni, Giuseppe Pera) nella psicologia (Marcello Cesa-Bianchi), nell’architettura (Massimo Scolari, Guido Nardi), nella sociologia (Vincenzo Cesareo, Achille Ardigò), nella storia (Franco Della Peruta), nella filosofia (Mario Dal Pra), nella pedagogia (Egle Becchi), nell’antropologia (Bernardo Bernardi). Per tal via la casa editrice si qualifica tra le presenze più ragguardevoli nel campo degli studi e della formazione universitaria (in specie per le discipline sociali).
Anche se da allora in poi la fisionomia non sarà più solo quella iniziale – di editoria per la formazione dei quadri e del management aziendale - questo impegno continuerà ad esserne una parte importante e riconosciuta. In virtù di ciò a Franco Angeli viene riconosciuta nel 2000 la nomina a presidente dell’Associazione Italiana Formatori, che eserciterà sino al 2003.
Nel 2005, confermando la grande attitudine ad una visione a lungo termine, Franco Angeli afferma: “È necessario sostituire alle fabbriche di prodotti materiali, le fabbriche di idee”.
Negli anni sono stati pubblicati oltre 40.000 titoli. Nel 2021 le novità (in formato cartaceo, solo digitale, o in Open Access) sono risultate oltre 600. I periodici (anch’essi in formato cartaceo, solo digitale, o in Open Access) sono 78.
In riconoscimento della sua attività, il Comune di Milano ha assegnato nel 1972 a Franco Angeli l’Ambrogino d’oro e nel 2008, alla sua scomparsa, l’iscrizione nel Famedio del Cimitero monumentale, che ricorda i cittadini milanesi che con le loro capacità hanno onorato la città.
Ilaria e Stefano Angeli
Fondazione Ansaldo
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