di Cesare Augusto Giannoni.

Spesso da adulti ci si dimentica di quanto possa essere forte il senso di desiderio in un bambino, ma ci si ricorda, magari con un po’ di nostalgia, com’era invece la sensazione di fermarsi a guardare una vetrina sognando ad occhi aperti davanti all’oggetto bramato.

Questa storia, che rievoca emozioni passate, ci racconta di come un sogno sia poi diventato realtà.

 

sogno realta

L’amore per la Guzzi ha origini antiche che risalgono a quando, ancora bambino, andavo di nascosto nel garage della caserma dei Carabinieri dove vivevo con mio padre ufficiale per guardare, toccare ed a volte salire sulle V7 in dotazione all’Arma. Era sempre una emozione vedere i Carabinieri con casco, guanti, giubbotti in pelle e stivaloni, parevano cavalieri medioevali sui loro destrieri, accendere i motori che rimbombavano nel chiuso del locale e partire verso chissà quali ignote missioni.

La passione per la casa dell’Aquila mi è rimasta nel cuore e finalmente dopo quasi quarant’anni sono riuscito a chiudere il cerchio aperto da bambino. Qualche anno fa è uscito il nuovo modello di V7 che ricordava l’originale nel nome e vagamente nelle forme, si tratta di una moto più piccola della progenitrice degli anni 60/70 che nella memoria della mia infanzia aveva dimensioni enormi. Il fascino però è intatto, i cilindri a V trasversali che spuntano lateralmente sono sempre loro e nella visione frontale le donano una silhouette unica ed inconfondibile che la rendono riconoscibile al primo sguardo e solleticano la fantasia verso viaggi ed avventure solitarie. Uso solitamente moto adatte a lunghi viaggi con bagagli e passeggero ma l’attrazione è stata troppo forte e quindi con poca testa e tanto cuore ho deciso che dovevo averne una, mi sono orientato sul classico: una Special azzurra con strisce bianche, ruote a raggi e borse laterali in pelle.

Il giorno del ritiro ero emozionato come un bambino di cinquanta primavere, mentre il venditore mi spiegava gli ultimi dettagli non avevo occhi che per lei e speravo che finisse presto per avere le chiavi in mano. Finalmente in sella avvio lo starter e ritrovo suoni sopiti e mai dimenticati, il borbottio del motore al minimo ricorda il battito regolare del cuore al quale punta direttamente come la freccia di Cupido, metto la prima e la moto parte sprigionando una gaiezza contagiosa che cresce mentre sgrano tutte le marce in sequenza: è tutto come l’avevo immaginato, le maschie vibrazioni del motore trasmettono vita, il pulsare costante dei cilindri penetra sottopelle facendomi sentire una cosa sola con il mezzo e dona una sensazione di pace e libertà che solo chi usa una moto può conoscere.

Decido di spostarmi in quelli che sono i suoi territori preferiti lontano dal traffico e dal caos della città, ci vuole il luogo giusto per vivere pienamente questa nuova esperienza e le colline delle Langhe mi sembrano proprio il posto adatto. Rapido trasferimento su strade poco trafficate tra risaie allagate e prati coltivati, attraversamento di Casale Monferrato e salita verso le colline. Ora è nel suo ambiente naturale, il rumore del motore è l’unico suono che sento dentro il casco, la moto si muove tra le curve come una danzatrice provetta e trasmette emozioni difficili da dire. La striscia d’asfalto scorre sotto le ruote e sembra non debba mai finire, una sosta in cima ad un colle e lo sguardo può perdersi verso l’orizzonte infinito fatto di pregiati vitigni dai quali si trae un nettare che oggi mi è vietato perché la giornata è dedicata alla guida.

La V7 mi guarda sorniona, mi invita a ripartire ed io obbedisco salgo in sella premo il bottone dell’accensione, indosso casco, guanti e riparto. Il cielo azzurro illumina la strada e si sente il tepore del sole primaverile, il tempo passa veloce ed è già l’ora del rientro, mi godo gli ultimi chilometri che mi separano dal box. Siamo arrivati a casa, la parcheggio e guardo nuovamente la mia nuova amica che sembra sorridere felice, sento il crepitio dell’olio che scende nella coppa ancora calda e mi rendo conto che ha un’anima, sembra un cavallo che sbuffa dopo una corsa.

Il tempo non è mai passato mi sento ancora il bambino che sognava viaggi ed avventure ora finalmente possibili, la saluto accarezzando il sellino e vado via contento pensando all’itinerario del prossimo giro. Dentro me gioisco sapendo che lei è lì pronta a donarmi emozioni, devo solo aspettare la prossima uscita.