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SVA 5: Un semi-originale pronto al decollo
“Un progetto impegnativo che riesce grazie alla collaborazione di istituzioni diverse ed all’apporto spontaneo, gratuito e spesso entusiastico di esperti, tecnici, studiosi e di semplici appassionati”
Come il transatlantico REX del nastro azzurro o la celebre locomotiva Sampierdarena del 1854 per la linea Torino-Genova, anche il biplano SVA è stato e continua ad essere, nella nostra storia, un manufatto di alto valore simbolico.
Il prototipo prima del restauro
Un aereo entrato nell’immaginario collettivo non tanto per le capacità progettuali e costruttive necessarie per realizzarlo in migliaia di esemplari durante la Grande Guerra ma, soprattutto, per le stupefacenti imprese belliche e post belliche che lo hanno visto come protagonista indiscusso, dal raid su Vienna di Gabriele D’Annunzio al raid aereo Roma – Tokio di Arturo Ferrarin.
Non c’è dunque da stupirsi se, nel 1987, con una Ansaldo impegnata nel recupero e nella salvaguardia del proprio patrimonio di memoria industriale con iniziative importanti come quella dell’Archivio Storico, si dia avvio ad un progetto di ricostruzione dell’aeroplano.
Un progetto impegnativo che riesce grazie alla collaborazione di istituzioni diverse ed all’apporto spontaneo, gratuito e spesso entusiastico di esperti, tecnici, studiosi e di semplici appassionati.
Operazioni di pulitura
Disegni costruttivi ed altri documenti d’epoca, dati, informazioni e tante parti originali confluiscono così da tutta Italia verso l’Ansaldo e permettono di realizzare - insieme alla ditta S.S. V.V. (Sezione Sperimentale Volo a Vela) di Peschiera Borromeo guidata da Felice Gonalba - un semi-originale più che una replica. Un semi-originale così strutturalmente accurato e affidabile che un paio di temerari piloti si offriranno, in più occasioni, di pilotare.
Operazioni di falegnameria
È impossibile qui elencare tutto quello che ci è pervenuto.
Verniciatura
Molte sono le parti metalliche originali impiegate nella fusoliera, nelle ali normali e ridotte, nell’impennaggio di coda, nel carrello etc. Dobbiamo necessariamente limitarci ai pezzi di maggior consistenza, più significativi; parliamo di parti come, ad esempio, il motore SPA 6 A da 220 CV costruito nel 1917 dall’Ansaldo Fabbrica Motori di Sampierdarena, che ci è stato ceduto in comodato dal Comune di Faenza dove era conservato sin dal 1917; dell’elegante elica che abbiamo acquisito a Londra, dalla Christie’s South Kensington Ltd; il serbatoio dell’olio che proviene dal Museo S. Pelagio; le principali parti della trasmissione provengono sia dall’Istituto di Meccanica del Politecnico di Milano per interessamento del Prof. Andrea Curami sia dal Museo Aeronautico Caproni di Taliedo grazie alla contessa Maria Fede Caproni, una delle animatrici del progetto insieme a Umberto Donati, Direttore Relazioni Esterne dell’Ansaldo di quegli anni; ricordiamo, ancora, il monumentale radiatore, perfettamente conservato da un privato cittadino, il signor Di Giulio, presso la propria abitazione di Roma ; il seggiolino, che ci è stato donato dal Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto e, infine, le ruotine che sono state recuperate quasi al termine del lavoro di ricostruzione a seguito di una caparbia ricerca del Gruppo Amici Velivoli Storici (GAVS) di Torino.
Il seggiolino dono del Museo Storico della Guerra di Rovereto
Un grande ed encomiabile lavoro di squadra che ha reso onore agli allora ideatori del velivolo, gli ufficiali Savoia e Verduzio della Direzione Tecnica dell’Aviazione Militare, e al realizzatore, l’ing. Giuseppe Brezzi Direttore dei Cantieri Aeronautici Ansaldo con le maestranze degli stabilimenti liguri.
Oggi, lo SVA 5 semi-originale è visitabile all’Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova: pronto al decollo!
Alessandro Lombardo
Fondazione Ansaldo
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