20 maggio
Ricordi Ansaldini
di Filippo Astori
di Filippo Astori
Fondazione Ansaldo dalla primavera del 2021 ospita presso la propria sede studenti dell’Università degli Studi di Genova, e non solo, intenti a svolgere il proprio tirocinio curriculare immergendosi, per un mese di concreto e pragmatico lavoro, nel vasto ed eterogeneo mondo degli archivi d’impresa.
Il tirocinio ha come obiettivo l'acquisizione, da parte degli studenti, di alcune competenze di base in materia di archivi storici e fondi bibliotecari che gli consentano di partecipare attivamente al lavoro di riordino, schedatura, catalogazione e digitalizzazione dei documenti archivistici, che di volta in volta vengono inseriti sul software dedicato per poi essere resi liberamente consultabili a tutti attraverso il progetto Archimondi.
Filippo Astori, oggi dottorando in Storia moderna presso l’università di Cagliari, ci racconta della sua esperienza presso la nostra Fondazione che servita a completare il suo Master in Public History presso l’Università Statale di Milano e in collaborazione con la Fondazione Feltrinelli.
Sono passati ormai diversi mesi da quando si è conclusa la mia esperienza di stage presso la Fondazione Ansaldo. Mesi intensi, densi di impegni e ricchi di nuove sfide dettate dal percorso di dottorato che ho intrapreso presso l’Università di Cagliari. Anche le difficoltà non sono mancate, perché la città sarda si è rivelata luogo certamente accogliente, ma non così benevolo verso chi vi arriva con l’intenzione di mettere velocemente radici. E in tutto questo, naturalmente, il tempo è fluito con la sua inesorabile velocità, senza offrire al pensiero la possibilità di indugiare troppo su quanto mi stavo lasciando alle spalle.
Ma Crono, si sa, è un’entità volubile, con la stessa rapidità con cui in estate prende forma un temporale o la marea cambia di segno è capace di regalare momenti di inaspettata quiete. Quiete che può arrivare a sconfinare in un’illusoria stasi, come sta accadendo in questi giorni che mi vedono relegato in un’asintomatica quarantena. E in una situazione del genere la mente, alleggerita dalle molte preoccupazioni a causa della forzosa inattività, non può che sentirsi libera di indugiare un poco anche sui piacevoli ricordi del recente passato.
Come non ripensare dunque al giorno in cui dalla Feltrinelli mi comunicarono, in maniera del tutto inaspettata perché le indicazioni fin lì erano state altre, che avrei svolto il mio stage curriculare per il Master in Public History presso la Fondazione Ansaldo? Dopo un momento di disorientamento, una forte eccitazione cominciò a percorrermi. Seppur con mansioni radicalmente differenti, e in una linea di discendenza aziendale non proprio naturale, sarei comunque entrato in contatto con quell’impresa tanto decantata dal mio caro nonno nelle storie che mi raccontava da bambino. Quanto gli avrebbe fatto piacere apprendere che suo nipote sarebbe entrato, a far parte come lui del mondo Ansaldo, anche se per breve tempo certo. E quanto crebbe la mia emozione quando Claudia, la responsabile degli Archivi, mi informò che mi sarei dovuto occupare della digitalizzazione di documenti legati ai leggendari transatlantici italiani del secondo dopoguerra, proprio quelle maestose navi tanto celebrate da mio nonno!
A destra, Celestino Astori
Lo stage mi ha dato molto. Mi ha fatto incontrare persone mai banali come Claudia, Davide, Michela, Matilde, Giulia, Michele e Giulio. Mi ha fatto trascorrere momenti pieni di grande ilarità insieme ad Antonio, Carlo, Ivan, Walter e Stefano. Mi ha iniziato a trasmettere una serie di conoscenze che ora posso spendere e amplificare nel percorso di dottorato. Mi ha permesso di conoscere un personaggio davvero avvincente come l’architetto Nino Zoncada. Mi piace pensare, tuttavia, che tra le centinaia di foto che ho riordinato e digitalizzato ce ne fosse qualcuna scattata proprio dal mio caro nonno durante i suoi vent’anni di lavoro nel reparto fotografico dell’Ansaldo. Magari quella del Giardino d’inverno dell’Andrea Doria, forse quella della sala delle feste di prima classe della Leonardo da Vinci, chissà. Questo sarà forse il ricordo più bello che mi porterò dietro relativo ai miei due mesi in Villa Cattaneo dell’Olmo: la suggestione e la speranza di aver toccato con mano qualcosa frutto del lavoro di un mio antenato. Un segno, una fonte, una testimonianza di qualcosa di più “grande” e notabile consegnato alla storia, che cela però al suo interno anche una piccola traccia del passaggio della mia famiglia su questa terra.
Salotto di 1° Classe della Andrea Doria, progettato da Zoncada s.d. ma 1952
Fondazione Ansaldo
Villa Cattaneo dell’Olmo, Corso F.M. Perrone 118, 16152, Genova, Italia
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