di Mauro Gargano

La musica, come tutte le arti, ha fatto compagnia a ognuno di noi nel difficile periodo del lockdown, riempiendo un po’ quel vuoto determinato dal distanziamento sociale: la musica infatti nutre da sempre lo spirito e la mente. Riascoltando grandi musicisti durante i giorni di isolamento, Mauro Gargano, barese di nascita, musicista e contrabbassista di eccellenza, ha dato vita al progetto “FEED” coinvolgendo due amici musicisti e compositori: Alessandro Sgobbio pianista e Christophe Marguet batterista.

Qui il video-music-clip per darvi un assaggio del loro lavoro (alcune delle immagini presenti provengono dalla Cineteca della nostra Fondazione).

Questa volta #storiedaraccontare non è soltanto lettura ma anche suono… buon ascolto e, naturalmente, grazie a Mauro, Alessandro e Christophe.

Questo ultimo anno, caratterizzato particolarmente dall’epidemia di Covid 19, è stato un terribile banco di prova per noi tutti. Il virus, arrivato in sordina, ha messo alla prova la nostra capacità di reagire tempestivamente al pericolo, tirando fuori da ognuno di noi atteggiamenti umani più contrastanti.

Per cercare di alleviare la pressione sui servizi di urgenza e rianimazione saturati, e limitare il più possibile la morte di tante persone colpite da questo virus inarrestabile, ci siamo ritrovati confinati nelle nostre case.

In questo quadro caratterizzato da una socialità fortemente limitata, per molti di noi la musica e la cultura in generale si sono rivelate compagne indispensabili per poter superare questo momento di solitudine e paura.

Mai come ora, anche se negata nella sua prossimità, la musica assolve a quel compito di nutrimento dello spirito e delle sinapsi che ha da sempre avuto, sin dalle sue forme più arcaiche ed antiche. Perché paradossalmente, una volta isolati e fatto il vuoto delle aspirazioni meno essenziali, questo lockdown ci ha costretto a mettere in relazione due delle esigenze indispensabili dell’uomo: quella di nutrire il corpo, e quella di alimentare lo spirito e il cervello.

In tutto questo periodo quindi ho pensato a cosa veramente riesce ad alimentare il mio immaginario e quello della gente che ama la musica.

Ho voluto quindi chiamare il mio nuovo progetto “FEED”, “nutrire, alimentare”. Perché la musica alimenta il musicista che la crea, ma anche l’ascoltatore che la fruisce. Il repertorio di questo gruppo è stato composto fra aprile e settembre 2020, e rispecchia molto le mie riflessioni pre e post lockdown, e molto i miei ascolti di questo periodo. La formula piano, contrabbasso, e batteria, mi ha da sempre affascinato sin dai primi ascolti giovanili. Ma per me da contrabbassista, non era facile poter scrivere delle nuove musiche per il pianoforte evitando i clichés del genere, e la voglia di riproporre la lezione dei grandi maestri si è posta regolarmente ogni qualvolta trascrivevo le loro composizioni per studiarle, o quando cercavo ispirazione compositiva partendo dalla loro discografia.

Ho cercato allora di rinnovare i miei ascolti interessandomi a nuove musiche, in particolare modo alla musica contemporanea, al rock, al jazz contemporaneo, ma anche alla popular music e alla tecno.

Gli ultimi dieci anni in particolare, tanti pianisti hanno prodotto, a mio avviso, delle musiche eccezionali per il trio piano-contrabasso-batteria, prendendo come riferimento altri tipi di musica oltre il jazz.

Penso per esempio a Vijay Iyer, Stefano Battaglia, Craig Taborn, Benoit Delbecq, Christian Wallumrod, Marcin Wasilewsky, The Bad Plus, The Necks. Ma anche batteristi come Jim Black, Tyshawn Sorey, Dan Weiss, hanno scritto delle musiche molto interessanti per il trio con il pianoforte.

Incuriosito da questi riferimenti, ho cercato un partner pianista che potesse incarnare la mia voglia di suonare nuove composizioni per trio, in parte influenzate dalle mie esperienze personali e dai miei interessi per le musiche che ho citato.

Ho trovato questo pianista in Alessandro Sgobbio, del quale seguo le gesta da 10 anni e del quale ho sempre ammirato lo stile, in bilico fra le esperienze della musica contemporanea, anche popolare, e quelle del jazz “nordico” dove si è formato. Ho voluto quindi coinvolgere nel progetto un mio vecchio partner con cui ho suonato tantissimo, il batterista francese Christophe Marguet (ex Henri Texier, ONJ).

Il nostro primo incontro è avvenuto 3 anni fa sotto forma di “session” aperta. Una sinergia profonda si è creata fra noi tre sin dai primi istanti. Poi ci siamo incontrati regolarmente improvvisando e suonando composizioni personali nel corso di questi anni. Numerosi concerti si poi sono succeduti, e di uno di questi in particolare, un storico programmatore di France Musique, Xavier Prevost, ha scritto a settembre su JazzMagazine: “Questo bellissimo concerto ci ha portato in un subbuglio fluttuante di emozioni. Una bella promessa per l’avvenire di questo gruppo, e per l’album che aspetteremo con impazienza”.