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21 settembre

Ludovico Maria Chierici

da Archimondi, l’archivio digitale di Fondazione Ansaldo

L’Archivio Fotografico Chierici, di notevole consistenza, presenta una ricchezza straordinaria. Con le sue istantanee, Chierici trasmette una sensazione di poesia e di calore umano. L’eredità, immortale grazie alle fotografie che ci ha lasciato, non può essere compresa se non attraverso la sua storia e le sue esperienze.

Le immagini che ci ha lasciato ritraggono una Genova di inizio Novecento, raccontata attraverso momenti sia di vita quotidiana e familiare che di grandi eventi, come l’Expo del 1914 e le grandi opere andate in scena sul palco del Carlo Felice.

 Pescatori in spiaggia Genova Foce

 Pescatori in spiaggia, Genova Foce

Ludovico Maria Chierici nasce il 7 maggio 1886 a Genova, la sua città, della quale vuole scandagliarne a fondo l’essenza. L’arte è la via per rappresentare il visibile e il non, dove tutto è soggettivo, personalissimo, ed è quello sguardo inconscio con cui pennelliamo la vita. Chierici è un artista perché decide di rappresentare il tangibile e l’intangibile attraverso uno strumento ancora giovane, ma perfettamente funzionale allo scopo: la macchina fotografica.

Chierici, non è un professionista, almeno inizialmente. Tra il 1902 ed il 1904 si approccia alla fotografia grazie al padre e soprattutto all’amico di famiglia, Adriano Santamaria, ma è nel 1908 che Ludovico fa il grande passo, acquistando una fotocamera Verascope e dedicandosi a fotografare la famiglia, gli amici, colleghi di lavoro e soprattutto i paesaggi a lui cari. Il bagaglio di fotografie di tale periodo è notevole: Genova e i suoi dintorni ne sono assoluti protagonisti. L’occhio di Chierici cade non solo sulle architetture, sui palazzi e le vie della città, ma si sofferma anche, e soprattutto, sulla loro dimensione umana, sul brulicare di vita degli antichi quartieri, restituendoci oggi immagini uniche, che vanno a creare il Mondo di Chierici, fatto anche dai ritratti dei propri familiari, dai paesaggi liguri e non solo, dalle scene di vita quotidiana dei genovesi.

Molti degli scatti inoltre si riferiscono all'Esposizione internazionale di marina e igiene marinara di Genova del 1914 che Chierici documenta dalle prime fasi di allestimento dei padiglioni, progettati da Gino Coppedé, fino all’inaugurazione da parte dei Reali e all’apertura al pubblico. 

Ludovico prosegue nel compito di “narratore” della sua città, esaltando a più riprese le rappresentazioni teatrali del Teatro Carlo Felice, grazie all’ottenimento di un permesso che gli concede la libertà di fotografare e di muoversi a piacere in tutti gli spazi del teatro genovese, compreso il palcoscenico.

Con l’arrivo dei nipotini, a partire dal 1941, si accentua maggiormente la sua dedizione nell’opera di documentazione della vita famigliare. Per gli anni a venire non c’è avvenimento o ricorrenza della famiglia, o con gli amici, in cui Ludovico faccia la sua comparsa con la Leica al collo. “Il nonno Ludovico era sempre perfettamente abbigliato in giacca, con il panciotto e la lobbia, sia a teatro, come in gita al mare o in montagna; sempre con il suo fedele cravattino, raramente in maniche di camicia”.

Per noi studiosi, appassionati è affascinante vedere il passato, con gli occhi del presente. Riusciamo a stravolgere le regole del tempo, facendo un tuffo nel passato. Si materializza così la costruzione del museo di storia naturale Giacomo Doria dove, nello spiazzo antistante, i giovani si divertono a giocare a pallone; si riprendono scene di vita quotidiana degli abitanti, come i pescatori e i bambini sulla spiaggia ella Foce; si osserva l’imponente mongolfiera di fronte alla stazione Brignole o i padiglioni dell’esposizione internazionale di Genova del 1914; si gela sotto l’imponente nevicata, mentre il tram della U.I.T.E. svolge il suo regolare servizio.

Piazza De Ferrari Genova 1909

 Piazza De Ferrari, Genova 1909


Ma il mondo di Chierici è ancor più variegato di ciò che potremmo aspettarci. È un mondo di sentimenti, dove all’amore per il proprio luogo natio si unisce l’amore per la propria famiglia. I ritratti familiari, nella loro intimità e semplicità aiutano a comprendere il carattere di Chierici che sfruttava la fotografia come passione attraverso l’esplosione di umane sensazioni, di irrefrenabili desideri. La vita di Chierici è nei suoi ritratti, nei suoi paesaggi, non solo genovesi ma anche liguri, nel levante, accanto agli umili, tra le lavandaie del fiume Entella, i pescatori e le tessitrici. Raffigurare la normalità dell’esistenza, delle sue facce, dei mestieri, dei paesaggi è forse il compito più difficile per un fotografo che può riuscire nel suo intento, solo se è parte di quel mondo, un mondo fatto di semplicità, umiltà, dove la bellezza scaturisce dalle piccole cose.


Genova dà, Genova riceve. Grato alla sua città, Chierici è immerso a pieno nelle attività della comunità in cui vive. Filantropo, promuove un nuovo indirizzo assistenziale educativo e geriatrico per la “Casa di Riposo e di Educazione”, nel quartiere di Struppa.


Per tutta la vita, lui, nato come amatore, indagherà, approfondirà la fotografia come il più grande dei professionisti. Il suo laboratorio diventerà il luogo per sperimentare, per creare nuove tecniche in grado di rappresentare la realtà. È il suo esercizio quotidiano, privo di secondi fini, se non quelli di tradurre materialmente le proprie emozioni, le proprie intuizioni e di ritrarre la mutevolezza dell’essere. Muore nella sua amata città, con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto, ma ricordato per il suo immenso contributo alla fotografia. Fa ancora in tempo a lasciare un ultimo regalo a Genova e ai suoi cittadini: l’archivio. Oggi possiamo passeggiare nella storia anche grazie a Ludovico Maria Chierici.

Ritratto di famiglia 1910

 Ritratto di famiglia, 1910