
25 marzo
Cinema e cima
di Vanda Moroni
di Vanda Moroni
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Genova era già una città strategica per il Regime, e divenne un facile bersaglio per gli alleati a causa del suo porto, uno dei più grandi del Mediterraneo che serviva da punto di smistamento per le merci e le truppe. Genova fu pesantemente bombardata, il centro storico ridotto in macerie, lasciando migliaia di persone senza casa, e il grave danneggiamento della rete ferroviaria che isolò ulteriormente la città.
Questa premessa è necessaria al fine di comprendere la vita quotidiana, caratterizzata dai razionamenti: cibo limitato, combustibile limitato e incertezze costanti, ma Genova con la sua ricca storia, i “caruggi” quasi impenetrabili e il porto millenario, ha da sempre offerto un palcoscenico unico per il cinema. Tra il 1940 e il 1980 la bellezza della città ha contribuito in modo significativo al panorama cinematografico.
Uno dei primi film girati per le strade di Genova fu Sissignora del 1941, tratto dal racconto di Flavia Steno La Servetta di Masone, uscito a puntate sul quotidiano «Il Lavoro» e successivamente pubblicato nel 1940 dalla casa editrice Sonzogno con lo stesso titolo del futuro film. Interpretato da Maria Denis, è la storia di Cristina, una povera domestica che nella sua breve vita conosce soltanto pochi istanti di gioia, e muore di una malattia contratta curando il bimbo dell'ultima “signora” presso la quale era stata a servizio.
Fondazione Ansaldo conserva molto materiale su Flavia Steno, la fitta corrispondenza con il giornalista Giovanni Ansaldo ci presenta una figura eminente nel giornalismo e nella letteratura italiana, la sua vita costellata di grandi successi ed episodi drammatici riflette un’epoca di grandi cambiamenti politici e sociali, condannata per le critiche al regime fascista fu costretta alla fuga con un’identità falsa e in modo assolutamente moderno rappresenta un esempio di come la penna di uno scrittore non serve solo a raccontare ma anche a influenzare il corso stesso della storia.
Anche se a prevalere erano ancora i documentari e i film di propaganda, con Le Mura di Malapaga del 1949 Genova entrò quasi di prepotenza nel magico mondo del cinema internazionale, ricevendo l’Oscar per il miglior film straniero con le interpretazioni di Jean Gabin, Isa Miranda, e la regia di Renè Clement, che ha messo in luce l’atmosfera cupa di una Genova che si stava faticosamente riprendendo dalla guerra, bancarelle luride tra le macerie e le inferriate del Porto.
Genova e la Valpolcevera, con la sua storia di resistenza, lotta al nazifascismo e anima popolare, fornisce lo scenario ideale per Achtung! Banditi! del 1951, regia di Carlo Lizzani, interpretato da Gina Lollobrigida, Andrea Checchi e Giuliano Montaldo, all’epoca attore esordiente. La pellicola non è solo un’opera cinematografica, ma una vera testimonianza storica. La diffidenza dello Stato verso un film che parlava di Resistenza portò anche a bloccare a colpi di burocrazia la fornitura delle armi di scena, che vennero ricostruite con materiali di recupero o scolpite nel legno da un gruppo di artigiani per essere usate sul set.
Di fronte all’indifferenza e all’ostruzionismo governativo, la città ha sostenuto il progetto del film con la volontà popolare di partecipare attivamente, nasce così la Cooperativa Spettatori-Produttori e grazie alla sottoscrizione di “azioni” da 500 Lire, da parte di operai, dell’ANPI e di vari esponenti della cultura genovese, Genova ha avuto il suo film dedicato alla Resistenza e sostanzialmente finanziato dagli spettatori.
Il dopoguerra ha segnato l’inizio di una lenta ma determinata ripresa, anche l’architettura della città è cambiata, con nuovi edifici moderni accanto a strutture storiche restaurate. Il porto, nonostante i danni, riprese gradualmente le sue piene funzioni contribuendo alla rinascita economica di Genova.
Molte pellicole degli anni ‘50 appartengono al filone melodrammatico-sentimentale comunemente detto “strappalacrime”, molto in voga tra il pubblico italiano in quegli anni e in seguito ribattezzato dalla critica con il termine “neorealismo d'appendice”, ad esempio: Persiane chiuse (1951), Processo contro ignoti (1952) La tratta delle bianche (1952), Perdonami! (1953).
John Gilling nel 1957 dirige Interpol, titolo conosciuto anche come International Police o Pickup Alley. Si legge ancora oggi che il film è stato girato a New York, Roma, Lisbona, magari Atene.
Di Genova non parla nessuno, eppure ci sono decine di genovesi che ricordano benissimo quelle giornate anni ’50 in cui l’attore americano Victor Mature girava un film tra via Balbi, la zona del Lagaccio, il ponte di Carignano e tanti altri set sparsi per la città.
Che cosa era successo? Semplicemente, la produzione inglese era venuta a Genova per girare alcune scene ambientate in porto, quando scoprì che con qualche piccolo ritocco le strade genovesi potevano essere spacciate per quelle di altre città, come appunto Roma, Lisbona e soprattutto Atene. Bastava cambiare qualche insegna, mettere qualche scritta in altre lingue e il gioco era fatto, risparmiando parecchio. Ecco così spiegato perché Victor Mature esce dalle catacombe e si trova dal ponte di Carignano, perché un omicidio avvenuto ad Atene si svolge in realtà in salita Santa Brigida.
Purtroppo la crisi economica degli anni ’70 colpì duramente anche Genova, con il decadimento della sua industria portuale e la riduzione dell’attività per colpa della concorrenza internazionale e della scarsa tecnologia che rendeva ormai superati molti metodi di costruzione. Furono comunque anni importanti per la scena culturale e, tipico per Genova, di contraddizioni: degrado industriale e tentativi di rinnovamento.
La pellicola La polizia incrimina, la legge assolve del 1973, è ritenuta da alcuni critici quella che determinò l’abbandono di qualsiasi idea di denuncia civile da parte del poliziesco all'italiana, per lasciare il posto alla nascita del genere poliziottesco vero e proprio, e definendo una volta per tutte il personaggio del “commissario di ferro” giustiziere/vendicatore e manesco, protagonista di molti altri film successivi. Significativa la lunga sequenza di inseguimento in auto, della durata di quasi otto minuti, che si snoda tra il porto, la Sopraelevata e l’Autostrada fino a Recco, per concludersi a Santa Margherita Ligure.
Mark il poliziotto spara per primo del 1975 interpretato dal divo dei fotoromanzi «Lancio» Franco Gasparri, è un’altra rappresentazione classica ma stereotipata di com’era vista la città di Genova, girato in via Coronata, via Cantore, Cornigliano, piazza della Vittoria e piazza Portello ci rivela una città scivolosa, intrisa della malavita d’oltralpe come Genova a mano armata del 1976, ci mostra una Genova rabbiosa e criminale, che mette in luce la trasformazione urbana di una città apparentemente indecisa tra industria e declino.
Fondazione Ansaldo
Villa Cattaneo dell’Olmo, Corso F.M. Perrone 118, 16152, Genova, Italia
C.F. e P.Iva 03861620106