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12 luglio

Antonio Campostano, storia di un fotografo per passione

Di Pietro Repetto, responsabile della Fototeca e della Cineteca di Fondazione Ansaldo

Nella fototeca di Fondazione Ansaldo sono conservati numerosi fondi fotografici riferibili per lo più agli archivi di aziende della grande industria spesso legate all’universo Ansaldo.

Ma non solo. È il caso del Fondo Campostano che raccoglie la produzione fotografica e tutte le attrezzature di laboratorio di Antonio Campostano. Egli non praticò la fotografia per professione, ma per passione: faceva parte di quella vasta schiera di ricchi amatori, dotati di sensibilità culturale e artistica, solide conoscenze tecniche e cospicue disponibilità economiche, che contribuirono nei primi decenni del Novecento alla diffusione della fotografia e all’innovazione del suo linguaggio. A sua volta, l’avanzamento tecnico del mezzo permetteva la comparsa di strumenti sempre più economici e facili da usare, favorendo così il moltiplicarsi degli amatori fino a raggiungere una capillare diffusione della fotografia a partire dal secondo dopoguerra.

00013 Fondo Campostano Positivi montagna Un alpinista osserva un ghiacciaio. Sullo sfondo il Cervino Anni 20 ca

Antonio Campostano nasce a Genova nel 1877, in una famiglia agiata; scatta la sua prima fotografia nel 1901 a Nervi, nella dimora di famiglia dove allestisce il primo laboratorio fotografico, dimostrandosi straordinariamente attrezzato dal punto di vista tecnico. Grande viaggiatore grazie anche ai suoi cospicui mezzi, escursionista, iscritto al Cai, praticherà l’alpinismo fino alla tarda età. È membro dal 1904 del prestigioso Photo Club di Parigi, di cui è corrispondente per l’Italia; dal 1930 fa parte dell’Associazione Fotografica Ligure, che lo nomina Presidente onorario e, nel 1932 e nel 1938, espone i suoi lavori. Nel 1942 parteciperà con poche opere ma grande risalto a una mostra collettiva nel ridotto del teatro Carlo Felice. Sposa Carmela Matarazzo, detta Lily, di nobile famiglia napoletana naturalizzata in Brasile, dove il padre Francesco aveva fondato un vero impero economico, che comprendeva la Casa Bancaria Matarazzo e il più importante gruppo industriale di tutto il Sudamerica, Les Industrias Reunidas Francisco Matarazzo.

Campostano soggiorna in Brasile dal 1933 al 1937. Quasi a conclusione della sua esistenza, nel 1959, per la prima volta una sua impegnativa impresa fotografica è pubblicata nel volume "La cattedrale di Genova nelle fotografie d’arte di Antonio Campostano", con introduzione del cardinale Giuseppe Siri: un riconoscimento ufficiale della sua lunga e appassionata attività amatoriale.

Campostano muore a Genova nel 1965.

Campostano scatola033 13x18 001 Il porticciolo di Camogli Anni 20 ca

L’ampio raggio dei suoi interessi si riflette nelle sue immagini: vedute delle vette alpine, un vasto bestiario esotico che documenta soprattutto rettili, vedute di Genova e riproduzioni di quadri e opere grafiche antiche riprese in grandissimo formato (lastre negative in vetro di vari formati fino addirittura al 40x50 o 50x60!) a garanzia di un estremo grado di dettaglio e a testimonianza della perizia tecnica del fotografo. 

Una sezione molto interessante è rappresentata inoltre dalle immagini della luna, ripresa molte volte con un obbiettivo telescopico conservato anch’esso in Fondazione Ansaldo.

Di molte immagini esiste la stampa ma in molti casi abbiamo solo il negativo.

Di qui l’idea di stampare a contatto i negativi più grandi, per i quali non basta uno scanner piano 30x40.

Il negativo è la matrice di un’immagine fotografica. È l’Originale, ciò che esce dalla macchina fotografica e che registra quella determinata porzione di realtà in quel preciso istante. Ma allo stesso tempo è uno passaggio intermedio, uno strumento di lavoro, non l’immagine fotografica finale. Insomma, per portare il suo messaggio, per comunicare ciò per cui è stato scattato, ha bisogno della stampa che riporta i chiari e gli scuri nel giusto rapporto e realizza il lavoro del fotografo.

Un negativo è un messaggio in potenza e stamparlo significa, in un certo qual modo, ridargli voce, rendere possibile la corretta lettura di quel messaggio, ovvero, come si dice comunemente: dargli atto.

Campostano