6 settembre
O mýthos anámesa stous mýthous
Il mito tra i miti
di Davide Trabucco
di Davide Trabucco
L’8 settembre, presso il MuCa - Museo della Cantieristica di Monfalcone, è stato presentato per la seconda volta al pubblico il libro «REX, Il sogno azzurro – The blue riband», voluto da Fondazione Ansaldo, scritto da Flavio Testi, pubblicato e distribuito da Erga Edizioni.
Il libro è un omaggio al più grande transatlantico mai costruito in Italia, varato 90 anni fa presso i Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente e affondato l’8 settembre 1944 dopo tre bombardamenti da parte degli aerei della Royal Air Force. La sua storia, e il suo affondamento, lo hanno reso un mito nella memoria collettiva.
Col vento in poppa, tra lo sciabordio delle onde, mentre un bagliore rosso fuoco illumina l’orizzonte, il REX naviga ancora…tra i nostri ricordi.
Turbonave passeggeri REX in navigazione, 1931
Solcava il mare tra le onde increspate dell’Atlantico con la sua stazza imponente e la sua forma aggraziata. Veloce, potente, manifestazione concreta della sapienza tecnica dei cantieri navali Ansaldo e, più in generale, della cantieristica italiana.
REX era il suo nome, un re dei mari oggi entrato nel mito, grazie alle sue imprese. Permeato di un’aura leggendaria sopravvive all’incedere del tempo. Non ci rimane molto del suo “corpo”, rimane la sua anima sotto forma di ricordo e di memoria collettiva e dopo quasi un secolo quelle storie, legate al celebre transatlantico, non si sono assopite, sono germogliate sotto forma di mito, con personaggi, avventure, degne di una narrazione omerica. Non vogliamo esagerare associando l’ascesa e la caduta del REX ai miti dell’antichità, la vita e la morte dell’iconico transatlantico rammentano un’esistenza sospesa tra passato, presente e futuro. Fin dalla posa della prima lamiera era tangibile nell’aria un’inebriante sensazione di entusiasmo. Lo scafo, la carena, i ponti, il bulbo, la prua…il REX andava incontro alla storia e al suo destino. Un destino amaro, tragico, voi direte, ma è destino comune ai “grandi”, destino degli eroi. La sua fine cruenta, così immeritata, giunta l’8 settembre del 1944, piegò le sue lamiere ma non piegò il nome. Poteva vivere un’esistenza lunga ma senza gloria. Il destino scelse la gloria. Si disse che fu abbattuto un simbolo, un simbolo del regime allora vigente, ma il REX è un mito italiano, non è il mito di uomini o di regimi politici, è patrimonio di tutti noi, come le storie di Omero lo sono per i Greci e per la civiltà occidentale, è modello per antonomasia della capacità e della competenza evolutesi nel corso dei secoli nell’Esperia.
Che imprese il REX! Fende il mare, tra le sferzate del vento impetuoso supera l’orizzonte e affronta il suo fato. La chimera è il Nastro Azzurro, la traversata più veloce, la traversata che può consegnare una nave alla leggenda. Come Giasone e i suoi Argonauti alla ricerca del vello d’oro, il comandante Tarabotto con il suo fidato equipaggio si appresta ad affrontare un’impresa titanica. Il viaggio, come tutti i viaggi epici, è periglioso, è una piccola Odissea con Eolo e Poseidone che si supportano per danneggiare le speranze di vittoria e di gloria. Ma Tarabotto, novello Giasone, novello Ulisse, fronteggia il suo destino con superba velocità, affrontando rischi che sono necessari per compiere un’impresa. Alla fine la chimera è domata, il Nastro è conquistato, il REX è nel mito.
Cerimonia di consegna del Nastro Azzurro alla turbonave passeggeri REX, 1933
Il cielo è terso sopra il REX in navigazione. Tutto è compiuto. Superata la mera dimensione del vivente altre avventure attendono il mito. Volano in alto prodigi della tecnica, le fortezze volanti americane intercettano il re del mare, eleganti, gli aurighi attraversano il sole con i loro carri alati. Mare e cielo si fondono in una celestiale dimensione. L’uomo crea il mito, come il demiurgo è generatore, opera nello spazio per dominare il tempo. L’uomo vince, trascende gli elementi, aria, acqua, terra…i cavalieri del vento omaggiano il re dei mari in una danza flessuosa e le Nereidi tra le dolci onde in bonaccia accompagnano i protagonisti verso il sogno, verso il mito.
Un noto filosofo italiano, Emanuele Severino diceva che La morte è l’assentarsi dell’eterno. Può un mito dissolversi? L’8 settembre 1944, il transatlantico dei record compì il suo destino, sotto una tempesta di razzi e siluri. Morì il corpo, non lo spirito del REX. Destino comune agli eroi greci, la tragedia della fine è propedeutica alla rinascita, una metempsicosi sotto forma di memoria, destinata all’eternità. Gli dei chiamarono il REX, Atropo provò a recidere il filo del ricordo, ma non vi riuscì. Rivivono tutti i protagonisti di quell’epopea, incuranti del tempo tiranno. Dalle acque riemerge la novella Argo con i suoi protagonisti, la lira di Orfeo pare confondersi con l’orchestra argentina, sul ponte passeggeri un altro mito, Primo Carnera, sorride tra Ercole e Polluce, nella sua cabina Tarabotto rilegge le tappe della sua odissea e pare sussurrare: Anch'io così, se egual destino m'è preparato, giaccerà morto, ma adesso voglio aver nobil gloria.
Costruzione della turbonave passeggeri REX, 1931
Fondazione Ansaldo
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