#Storiedaraccontare
Karachi
Dal log book del piroscafo Bormida, 1893
[14 ottobre 1893 – Karaki]
Kurachee (Karaki) è un brutto paese per un forestiero. Esso molto somiglia a Suez. La stessa campagna sabbiosa ed arsa, lo stesso clima secco e caldo, la stessa lontananza dalla città.
Il fanale è situato sopra la punta di Manora, è fisso e visibile ad una ventina di miglia. Il porto è formato da un’insenatura fra rocce e banchi in parte madreporici. Il pilota viene incontro alle navi in barche a remi.
Euskine Wharf è formato in legno lungo quell’insenatura. Vi sono le boe che indicano dove trovasi il fondo, non so se naturale o scavato. Trovavisi 27 – 28 piedi di fondo, ma al principio dell’insenatura e sotto Manora Point questo diminuisce a 21 – 22 con bassa marea.
La corrente di marea vi è discretamente forte.
A Manora Point vi sono fortificazioni, quartieri e magazzini di munizioni. È quello un punto di deposito per l’armate indiane. Karachi è un porto quasi militare e soggetto perciò a leggi militari. I piloti sono pagati a mese secondo una rata fissa.
Ad Euskine Wharf vi sono grue idrauliche di maggio forza di quelle di Bombay, luce elettrica ed ogni possibile comodità per il rapido movimento delle merci.
Lo stivaggio di ananas per tonnellata, bambou Rp. (rupie) 10 al cento, stuoie Rp. 10-15 al cento, acqua Rp. 1 alla tonnellata, ghiaccio Rp. 60, verdure carissime, carne e pesci a buon mercato. Carrozza per andare in città Rp. 3. Il medico per tutto il tempo di permanenza costa Rp. 30
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