“E il Naufragar m’è dolce in questo mare” … quale miglior definizione dell’ossimoro nel capolavoro senza tempo l’Infinito di Giacomo Leopardi per rappresentare la sensazione che provai quando arrivai nel dicembre 2019 in Fondazione Ansaldo.
Era in corso il progetto Fotografia e Industria, il primo esperimento di digitalizzazione intrapreso dalla Fondazione nel 2015. Con un semplice click potevo navigare tra 40.000 delle oltre 800.000 fotografie custodite in fototeca. Il progetto aveva il duplice obiettivo di salvaguardare e valorizzare le fonti fotografiche prodotte dal mondo dell’industria contribuendo a raccontarci oggi l’evoluzione della società in tanti aspetti: antropologici, urbanistici, economici ecc.
Dietro al progetto c’era un impegno certosino, con attività di conservazione e condizionamento dei negativi e delle stampe originali, seguita dalla catalogazione e, infine, dalla scansione digitale in alta risoluzione per consentirne la fruibilità da remoto a chi avesse voluto poi navigare - come stavo facendo io - nella bellezza di quegli istanti immortalati per sempre. Ecco, appunto, … la bellezza dell’immagine: la gran parte di queste fotografie racchiudono infatti dettagli che vanno scoperti per sentirsi naufragare nella dolcezza del loro mare, fatto di bianco e di nero, di luce che a volte disvela e a volte nasconde, ma sempre richiama a una profonda sensazione di attrazione. Questa prima esperienza digitale è stata per la Fondazione gratificante, spingendoci quindi ad ampliare le attività di digitalizzazione ai documenti, alle pellicole e anche ai disegni tecnici nel progetto intitolato Archimondi. La prima fase di Archimondi ha portato a fine 2021 alla pubblicazione on-line di 6 tra gli archivi e le raccolte maggiormente consultati.
La seconda fase, che ha abbracciato tutto il 2022, ha portato on-line ulteriore memoria archivistica, sia documentale che fotografica, con una prima tranche di disegni tecnici e con una nuova sezione denominata Mirabilia per gli straordinari contenuti di alcuni reperti di altri archivi meno consultati. E, infine, anche un nuovo utilizzo della piattaforma Archimondi: quello di renderla utilizzabile da parte di terzi proprietari di un proprio archivio. Nasce con questa fase l’archivio diffuso a beneficio di coloro che desiderano diffondere la memoria ma continuare a custodirla fisicamente.
Perché gli archivi sono importanti ed in particolare quelli d’impresa? Se da un lato raccontano di un passato che alcune generazioni di oggi hanno conosciuto direttamente o per tradizione orale dai propri genitori e nonni, dall’altro, per le generazioni più giovani e future, costituiscono quel “ponte” ideale verso il domani, utile ad evidenziarne gli aspetti valoriali che hanno caratterizzato lo sviluppo passato dell’impresa, l’innovazione, le conquiste sociali, il progresso. Raccontano di transizioni che hanno avuto protagonisti gli attori del mondo del lavoro, dagli imprenditori agli operai e della società civile, dalle aristocrazie alle nuove élite fino a coloro che hanno cercato fortuna in altri continenti. Transizioni che hanno profondamente trasformato, nel bene e nel male, le nostre città, il paesaggio, la società nel suo complesso.
Sono quindi fonte di riflessione su quanto di buono si deve tenere presente per assicurare quel futuro ideale al cui interno bene comune e persone rimangano sempre centrali.
Filippo Omegna, pubblicità della produzione aeronautica Ansaldo; 1919
A inizio 2022 ci è venuto naturale ripensare a un famoso aforisma di Seneca “Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est” cioè “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto approdare” perché la memoria archivistica altro non è che materia da utilizzare per raccontare il presente e riflettere sul futuro che verrà. In una certa misura, l’aforisma di Seneca è la cifra del valore che la memoria rappresenta per il genere umano: il rapporto col passato che è la nostra unica certezza poiché non ci è dato conoscere cosa ci riserva il futuro ma dalla memoria possiamo trarre tanto per tracciare la giusta rotta del nostro futuro, un miglior futuro però.
È su questa cifra che la Fondazione ha iniziato a lavorare al progetto di percorso espositivo, intitolandolo proprio Transizioni. Questo libro – catalogo racconta il percorso espositivo ma definirlo tale è limitante. Piuttosto, è una riflessione a supporto di temi di transizione oggi molto attuali: transizione verde, digitale e così via. Le transizioni sono sempre state presenti in ogni civiltà. Sono diventate sempre più frequenti soprattutto dopo la prima rivoluzione industriale, perché molta “transizione” è stata generata proprio dall’impresa industriale e nel Novecento si ha un’accelerazione improvvisa, radicale.
L’industrializzazione stravolge infatti territori e comunità, ridefinendo contorni urbani e stabilendo nuovi centri di potere e nuove gerarchie sociali. Il liberismo cede il passo ai mercati globali, non senza essere passato prima attraverso politiche autarchiche. I venti di guerra portano con sé milioni di morti, ma anche convenzioni sociali nuove; cambiano i costumi, le abitudini, persino la moda. Le tecnologie, sulla spinta degli eventi bellici, compiono un improvviso balzo in avanti e, messe al servizio della pace, promettono un benessere diffuso. Gli orizzonti si allargano a dismisura, dall’atomo allo spazio, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande.
Trasformazioni tuttora in corso in uno scenario sempre più liquido, delle quali si sente la necessità di intravederne le direttrici. Oggi si tendono tuttavia a enfatizzare le direttrici di incertezza, la gran parte di matrice negativa: varianti pandemiche, crisi economiche, inflazione e recessione, allargamento dei conflitti, cambiamenti climatici, carestie incombenti. A queste direttrici di incertezza uomini e donne devono contrapporre prospettive di fiducia, trovando forza e coraggio proprio guardando al passato e a tutto ciò che la memoria ci può insegnare, non soltanto per evitare errori ma soprattutto per trovare quell’ispirazione che ha fatto compiere e realizzare le imprese eccezionali del Novecento: l’energia elettrica, la radio, la scoperta della penicillina, lo sbarco sulla Luna, eccetera.
Guardare in particolare al Novecento e alle sue conquiste senza ovviamente perdere attenzione sulle grandi tragedie storiche che si sono generate. Guardare al Novecento valori che vedano sempre più al centro la persona e l’ambiente, senza condizionamenti ideologici o pregiudiziali a prescindere. Guardare al Novecento per tracciare rotte ideali, dove il porto di approdo non è per un fine di potere o di mero arricchimento economico ma piuttosto dove l’approdo è prioritariamente a quei valori primari che vanno sotto la definizione di bene comune, a vantaggio dell’ecosistema Terra.
Attraverso il racconto del passato, articolato nelle tre sezioni Impresa, Lavoro e Società, il percorso espositivo Transizioni cercherà di ispirarci queste direttrici positive. Ecco perché abbiamo definito la Fondazione Fabbrica della Memoria, una fabbrica che serve anche a questo scopo, ispirare positività e fiducia nel futuro raccontando il passato.
Fondazione Ansaldo
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