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AGOSTINO ROCCA (1895-1978)
Di Carolina Lussana
Agostino Rocca, amministratore delegato di Ansaldo e Dalmine dal 1933 al 1945 e poi fondatore del Gruppo Techint, può essere definito uno dei grandi protagonisti dell’industria Italiana. Fu artefice dello studio di riforma dell’industria siderurgica nazionale che portò alla realizzazione del Piano Sinigaglia. Negli anni viaggia molto negli Stati Uniti e nell’America del Sud dove entra in contatto con creazioni e concezioni innovative per l’organizzazione e gestione delle industrie che poi applica in Italia attraverso il suo operato. Si impegna principalmente nel risanamento e nella ristrutturazione di numerose aziende di vario genere accumulando così grande esperienza nella gestione di diversi settori industriali. Ciò lo portò, per volere dell’Iri, ad assumere ruoli di governo nella Dalmine e nell’Ansaldo. La vicenda umana e imprenditoriale di Agostino Rocca offre un punto di vista peculiare su una parte importante e forse ancora poco esplorata della storia – non solo industriale – d’Italia e dell’America Latina nel Novecento.
La vita di Agostino Rocca, fondatore del Gruppo Techint, ha attraversato il ‘900. Sopravvissuto da bambino al disastroso terremoto di Messina del 1908, Rocca vive un percorso di formazione in cui l’esperienza militare – culminata nella Grande Guerra – si fonde con la cultura politecnica e quella finanziaria-gestionale delle grandi banche miste milanesi. Rocca è esponente di una brillante generazione di commis d’etat confluita fin dalla sua costituzione nel 1933, nell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, la holding di Stato chiamata a gestire con criteri di eccellenza manageriale il ricco, ma recentemente dissestato dalla Grande Crisi, patrimonio dell’industria pubblica.
Protagonista dell’industria italiana tra gli anni ‘30 e fino al 1945, Rocca è non solo alla guida di due fra le più importanti aziende del settore siderurgico pubblico (Ansaldo e Dalmine), ma è anche artefice dello studio di riforma organica dell’industria siderurgica nazionale: riforma che, disegnata negli anni del fascismo, trova piena realizzazione solo nel dopoguerra, in un contesto politico completamente cambiato, con il Piano Sinigaglia.
Il nuovo quadro politico seguito alla Liberazione vede Rocca, assolto dal processo di epurazione, intraprendere una nuova avventura professionale oltreoceano, in Argentina, dove in poco tempo, spinto da uno spirito pionieristico ed affiancato da un eccellente gruppo di familiari – il fratello Enrico e l’allora giovane figlio Roberto – fonda un gruppo di imprese multinazionali che si estendono via via dall’America Latina al mondo intero: nell’ingegneria, con Techint; nei tubi in acciaio, con una serie di imprese oggi confluite in Tenaris; nella siderurgia con varie aziende oggi parte di Ternium. La vicenda umana e imprenditoriale di Agostino Rocca offre, in filigrana, un punto di vista peculiare su una parte importante e forse ancora poco esplorata della storia – non solo industriale – d’Italia e dell’America Latina nel Novecento.
Agostino Rocca nasce a Milano, il 25 maggio 1895 da Giuseppe Rocca, ingegnere funzionario delle Ferrovie Alta Italia di origine ligure, ed Enrichetta Sismondo, piemontese, figlia del colonnello ed ex-ministro della guerra Felice Sismondo.
Nel 1908, dopo aver vissuto a Finalmarina, la famiglia Rocca si trasferisce a Reggio Calabria dove, dopo pochi mesi, è decimata dal tragico terremoto che colpisce la città il 28 dicembre: Agostino ed i fratelli minori Enrico ed Elisa perdono i genitori e sono affidati agli zii e nonni materni, vivendo l’infanzia e l’adolescenza a Roma. Ancora giovanissimo, Agostino aspira a non gravare economicamente sulla famiglia e sceglie cosi di entrare – ammesso gratuitamente in quanto orfano di funzionario pubblico – nel Collegio militare di Roma e poi, nel 1913, alla Reale Accademia di Torino, da cui esce diplomato, primo nel suo corso, nel maggio 1915.
Come per molti della sua generazione, la Grande Guerra rappresenta per il giovane Rocca un’occasione per affermare – anche attraverso la scelta di partire volontario – il suo convinto nazionalismo e per sviluppare e mettere alla prova le sue doti di leadership e capacità di comando: doti, che emergeranno successivamente nel corso della sua carriera professionale. Durante la guerra Rocca incontra inoltre alcuni dei suoi futuri amici e soci come ad esempio Dino Grandi. Nominato istruttore degli ufficiali di complemento e poi comandante di batteria, è prima a Valona, in Albania e poi a Susegana, a ridosso del fronte, per addestrarsi nel neonato corpo dei Bombardieri. Nel 1917 il capitano Rocca combatte sul Carso e sulla Bainsizza, a Caporetto, sul monte Grappa, prima di entrare nella prima divisione d'assalto del corpo degli Arditi.
Medaglia d’argento a Vittorio Veneto, alla fine della guerra Rocca lascia la carriera militare e si trasferisce a Milano, dove nel 1921 completa gli studi universitari iniziati al fronte, laureandosi a pieni voti in ingegneria industriale elettrotecnica al Politecnico, culla dell’eccellenza tecnica italiana e vivaio di una generazione di ingeneri destinata a divenire imprenditori, manager, classe dirigente alla guida delle più importanti industrie del paese. Qualche tempo prima, Agostino aveva conosciuto Maria Queirazza, appartenente ad una famiglia attiva nella finanza milanese, che sposa nel 1921: un anno dopo, il 1° febbraio, sempre a Milano, nascono gemelli Anna Maria e Roberto.
Attraverso la famiglia Queirazza, Rocca entra in contatto con la Banca Commerciale Italiana, grande banca mista che detiene pacchetti azionari di importanti aziende industriali italiane tra le quali la Dalmine, azienda produttrice di tubi in acciaio senza saldatura. Nei primissimi anni ‘20 il giovane ingegnere entra in quella azienda come tirocinante d’officina ed è presto promosso direttore dei laminatoi, di cui intraprende una decisa riorganizzazione tecnica. Nel 1926 – e poi ancora nel 1934 – per conto dell’azienda viaggia negli Stati Uniti, dove entra in contatto con innovative concezioni in materia non solo di organizzazione scientifica del lavoro, ma anche di gestione della contabilità industriale come strumento di definizione delle strategie della direzione.
All’interno della Banca Commerciale Italiana, e in particolare della segreteria tecnico-industriale Sofindit, tra il 1923 e il 1933 Rocca interviene nell’analisi tecnico-contabile finalizzata al risanamento o ristrutturazione di numerose aziende manifatturiere, chimiche, elettriche e siderurgiche, accumulando un’esperienza di gestione in diversi settori industriali. La riflessione sui temi della gestione e dell’organizzazione del lavoro e della produzione è parte di una competenza in analisi dei bilanci, valutazione dell’efficienza degli impianti, riduzione delle spese generali, corretta reimpostazione della gestione delle aziende controllate.
Dopo la crisi del ‘29 le grandi banche trasferiscono le proprie partecipazioni industriali allo Stato che, nel 1933, crea l’Iri – Istituto per la Ricostruzione Industriale, nella cui compagine Rocca confluisce, assumendo ruoli di governo nella Dalmine e nell’Ansaldo, entrambe recentemente passate sotto il controllo pubblico. Oltre che vice presidente ed amministratore delegato Dalmine sino al 1944, Rocca è amministratore delegato e direttore generale dell’Ansaldo dal 1935: alla guida del colosso genovese intraprende un radicale piano di rinnovamento negli impianti, nelle strutture amministrative e commerciali, nell’organizzazione del lavoro, nei criteri di gestione, nella formazione professionale con la nuova scuola apprendisti. Riduzione della diversificazione produttiva, razionalizzazioni impiantistiche, cambi organizzativi che hanno al centro una direzione generale che opera secondo criteri di linea, ma con direzione collegiale, svolgendo funzioni di coordinamento, propulsione e controllo sugli impianti, sulla programmazione della produzione e sulle spese, evitando una eccessiva autonomia dei comparti e coinvolgendo gli alti quadri. Dal 1935 al 1942, l’Ansaldo targata Iri-Rocca passa da ottomila a trentamila operai, e la produzione aumenta da dieci a circa cento milioni di dollari all’anno.
Quando, nel 1937, l’Iri crea la holding siderurgica Finsider, Rocca assume la carica di direttore generale mantenuta fino al 1940, occupandosi anche della gestione di alcuni dei principali complessi siderurgici passati all’amministrazione pubblica come Ilva, Terni e Siac. In questa veste si fa promotore, insieme ad Oscar Sinigaglia, del Piano per la siderurgia italiana, che prevede una radicale riorganizzazione di molte imprese, razionalizzazione dei cicli produttivi verso l’affermazione del ciclo integrale, e la nascita di un nuovo moderno impianto costiero a Cornigliano, adiacente gli impianti dell’Ansaldo. La visione strategica di Rocca e Sinigaglia guarda ad un futuro in cui le materie prime possano giungere dal mare, per alimentare una siderurgia in grado di fornire acciaio a condizioni competitive ad un’industria meccanica – leggera e automobilistica – di cui si intuisce uno sviluppo di massa dopo la guerra. Il piano industriale riceve il totale appoggio di Mussolini, che ne coglie solo le istanze autarchiche e nazionalistiche, ben presto piegate ad una politica industriale di guerra.
Gli anni della guerra vedono Rocca non solo condurre le due aziende di cui è capo, ma anche gestire i complessi rapporti politici in seno ai vertici Iri-Finsider, mantenendo una relazione di appoggio e necessaria consonanza con Mussolini. E se, dal 1939 al 1943, Rocca è consigliere nazionale alla Camera dei fasci e delle corporazioni, designato da Confindustria come uno dei tre rappresentanti del settore metallurgico, egli rifiuta però di aderire al partito fascista repubblicano, dovendo quindi dimettersi nel 1943 dalla carica di vertice della Dalmine. La complessità si accresce con l’incalzare degli eventi successivi all’8 settembre, quando sempre più essenziale risulta essere la capacità di mediazione fra varie spinte: le direttive di un governo fascista riorganizzatosi nella Repubblica Sociale Italiana e fautore di un presunto nuovo ordine corporativo; un’occupazione tedesca via via sempre più autoritaria e decisa a smantellare se non distruggere gli impianti; le nascenti forme di resistenza e boicottaggio nelle fabbriche e nella società civile. L’esperienza dei mesi tra il ‘44 e l’aprile del ‘45 all’Ansaldo, vedono fra l’altro Rocca impegnato ad evitare con ogni mezzo il trasferimento in massa in Germania di uomini e impianti industriali e la mediazione per salvare il porto di Genova dalla distruzione.
Coinvolto nel processo di epurazione che riguarda la tutta la classe dirigente politica e industriale italiana, Rocca è assolto in quanto la sua partecipazione al fascismo è giudicata come circoscritta all’ambito tecnico e industriale; viene inoltre riconosciuta la sua opera di mediazione che ha condotto al salvataggio di persone, impianti, installazioni, in nome della continuità produttiva.
Nel dicembre del 1945, in un contesto sociale e politico ancora incerto, Rocca fonda, a Milano, la Compagnia Tecnica Internazionale – dal cui acronimo telegrafico sarebbe stato ricavato di lì a poco il nome definitivo Techint – specializzata nella progettazione, costruzione e avvio di impianti industriali. Al suo fianco nell’impresa: il figlio Roberto, specializzatosi al Massachusetts Institute of Technology dopo la laurea in ingegneria conseguita presso il Politecnico di Milano; il fratello Enrico, che già alla Dalmine era stato direttore commerciale; i cognati Rodolfo ed Edoardo Queirazza; un piccolo gruppo di fidatissimi amici e collaboratori, alcuni dei quali provenienti da Dalmine – come Roberto Einaudi, Italo Camera, Ilario Testa – o dall’Ansaldo, come Stamaty Rodocanachi.
Solidi vincoli familiari e amicali, competenza industriale ed ingegneristica, autorevolezza e credibilità derivante da un’esperienza ai vertici di una holding, oltre che di singole imprese siderurgiche, ottime entrature e reputazione nell’ambiente dell’industria e delle istituzioni economico-industriali in Italia e all’estero: questi sono gli elementi su cui Rocca costruisce un’impresa che nasce come affiatato team di manager ed ingegneri in grado di progettare e realizzare opere di ingegneria e ed impianti industriali e di offrire questa esperienza a livello piano internazionale.
Il 15 febbraio 1946, giorno di San Faustino, Agostino Rocca lascia l’Italia alla volta dell’America Latina insediandosi, dopo alcuni contatti stabiliti in Brasile, a Buenos Aires, dove inizia la costruzione di una sempre più fitta relazioni con l’industria e le istituzioni di paesi latinoamericani alla ricerca di opportunità di sviluppo per le attività di progettazione di impianti industriali e di grandi opere infrastrutturali.
Sempre nel 1946, in Messico, Rocca incontra l’imprenditore di origine italiana Bruno Pagliai e, attraverso lui, il presidente Aleman e l’impresa petrolifera nazionale Pemex, interessati alla realizzazione, nel golfo di Veracruz, di una fabbrica di tubi in acciaio. Da questo contatto, e solo nel 1954, prende avvio la produzione di tubi di Tamsa, di cui Techint – inizialmente piccolo azionista ma progettista degli impianti e fornitore delle macchine – assumerà il controllo negli anni ’90, incorporando l’azienda messicana nell’attuale gruppo Tenaris.
Nel 1947 Techint ottiene una prima importante commessa per la realizzazione del gasdotto Comodoro Rivadavia-Bahia Blanca-Buenos Aires, destinato a sfruttare i ricchissimi giacimenti di gas della Patagonia: quasi duemila chilometri di linea e ottantamila tonnellate di tubi, che l’Argentina non produce autonomamente. La consistente fornitura viene garantita dall’italiana Dalmine, che qualche anno più tardi partecipa con la Techint nella costituzione di Dalmine Safta, con la sua fabbrica di produzione di tubi in acciaio senza saldatura che Rocca fonda nella città di Campana, a 80 km a nord di Buenos Aires, portandovi l’esperienza accumulata negli anni dalminesi. La fabbrica – oggi parte di Tenaris – è inaugurata nel 1954, insieme ad un complesso di abitazioni, centro civico, foresteria, servizi per i dipendenti, installazioni sportive che ricalcano quelli della company town sorta attorno allo stabilimento di Dalmine negli anni ‘30 e ‘40 negli anni in cui Rocca era al vertice dell’azienda.
Nei suoi primi anni di attività in Argentina, Agostino Rocca dà impulso ad altre iniziative industriali: Cometarsa, specializzata nella produzione di carpenteria metallica, pali e strutture per l’elettrificazione; Elina, che svolge attività nel campo del montaggio di linee elettriche; Losa, un’azienda di ceramiche e materiali per la costruzione.
Parallelamente, si accresce anche la rete di attività di ingegneria in altri paesi della regione: in Venezuela con la costruzione di strade, in Uruguay con opere di estensione della rete elettrica ad alta tensione, e con l’insediamento, nel 1957, di una sede. E anche in Brasile, dove Techint inizia ad operare con l’installazione di una centrale termoelettrica per conto della Companhia Siderurgica Paulista, negli oleodotti, e in Cile, Bolivia e Perù dove acquisisce numerosi ordini nei settori idroelettrico e dei gasdotti. Le attività di ingegneria si diffondono poi anche in Messico, in Asia, in Europa. Nel 1961, in seguito al piano siderurgico promosso dalle autorità argentine che apre alle imprese private la possibilità di concorrere alla costruzione di un impianto a ciclo integrato, Rocca fonda ad Ensenada (nella provincia di Buenos Aires) Propulsora Siderurgica – oggi Ternium – che entra in funzione solo nel 1969 dopo una estenuante vicenda di avanzamenti e stalli determinati dalle instabili condizioni politiche argentine.
Nel 1968, a 73 anni, Agostino Rocca passa al figlio Roberto il testimone della presidenza effettiva di un gruppo multinazionale di aziende che, solo in Argentina, occupa in quel momento oltre 15 mila persone e le cui attività vanno dal settore metallurgico e siderurgico all’installazione di centrali chimiche, petrolchimiche ed elettriche, alla costruzione di gasdotti e oleodotti e ad altre grandi opere infrastrutturali. Qualche anno dopo, come presidente onorario, lascia al Gruppo il suo “testamento”, un opuscolo indirizzato ai dirigenti, dove ribadisce l’assoluta importanza di uno stile aziendale fatto di serietà, correttezza, centralità delle relazioni interpersonali, rigorosi criteri di amministrazione e gestione, decentramento operativo unito ad un controllo centrale.
Agostino Rocca si spegne il 17 febbraio 1978, all’età di 83 anni. Per sua volontà testamentaria viene sepolto nella città di Campana, in Argentina, vicino al centro industriale da lui creato trent’anni prima. Sotto la guida del figlio Roberto, fino alla sua scomparsa nel 2003, e dei nipoti Agostino – mancato nel 2000 – Gianfelice e Paolo, il gruppo Techint cresce giungendo ad occupare oltre 50 mila persone distribuite nelle principali aziende globali: Techint Engineering & Construction, Tenaris, Ternium, Tenova e Humanitas.
Fotografie provenienti da Fondazione Dalmine e Techint Group Archive Center
Fondazione Ansaldo
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