#Storiedaraccontare
Aula virtuale e alunni connessi, la scuola online alla prova della didattica
Intervista al prof. Paolo Trucco.
Migliaia di studenti si collegano ogni giorno via internet per lo svolgimento delle attività didattiche: una svolta significativa e un impegno poderoso sia dal lato dell’insegnamento che da quello dell’apprendimento, resisi improvvisamente necessari a causa di questa emergenza. Scopriamo insieme l’impatto di questa svolta e gli aspetti positivi nell’esperienza del prof. Trucco.
1) Professor Trucco, 45.000 studenti si collegano ogni giorno al PoliMI. Qual è la “cifra” dello sforzo organizzativo e tecnologico che ha permesso al PoliMI di rispondere alle limitazioni imposte dal Covid-19 con la didattica a distanza?
Il 21 febbraio si è verificato il primo caso di infezione da Coronavirus a Codogno, a pochi km da Milano. Il mattino successivo il Politecnico di Milano ha costituito una unità di monitoraggio per adottare le prime misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica. In appena due settimane il Politecnico di Milano è riuscito a garantire l'erogazione a distanza di tutti i corsi di laurea: 45.000 studenti possono seguire dalla propria abitazione le lezioni di oltre 1.200 docenti dell'Ateneo. E’ stato importantissimo l’assessment di fattibilità tecnica e la rapidità di implementazione della funzione IT di Ateneo, oltre che il supporto che ci ha dato il technology provider, venendo incontro a molte nostre esigenze “non standard”.
2) Didattica a distanza è un termine ampio: qual è l’offerta digitale a disposizione degli studenti?
Dal 9 di marzo tutta la didattica istituzionale del secondo semestre, più di 900 corsi, sono erogate in streaming quotidianamente. Studenti e docenti possono entrare nell’aula virtuale direttamente dal proprio calendario didattico online personalizzato. Tutte le lezioni sono registrate, così che rimangano a disposizione degli allievi insieme a tutto l’altro materiale didattico normalmente già disponibile online.
Rimane ovviamente disponibile tutto il portafoglio dei corsi MOOC attraverso il portale Polimi Open Knowledge (POK).
3) Cosa sta comportando al corpo docente l’e-teaching e cosa invece agli studenti l’e-learning?
La didattica a distanza prevede una erogazione dei contenuti ed una modalità di interazione con gli allievi radicalmente diversa. Questo ha voluto dire per i docenti ristrutturare buona parte del materiale didattico e della organizzazione delle lezioni. In molti insegnamenti si fa uso di esercitazioni, discussioni d’aula o progetti a gruppi. In una configurazione di e-teaching queste attività vanno tutte ridefinite nella loro modalità di erogazione.
E’ stata senza dubbio una grande novità anche per i nostri allievi, che, devo dire da subito si sono mostrati proattivi, responsabili e pieni di motivazione. La struttura dell’orario didattico,
pensata per una erogazione in presenza, non si addice pienamente alla gestione del carico di lavoro e alla tenuta dell’attenzione da parte degli allievi in un setting di didattica in streaming.
Quello che ci manca moltissimo a tutti, docenti e studenti, è l’interazione diretta e personale che si realizza all’interno di un’aula universitaria. Che è fatta non solo di domande e dialoghi durante la lezione, ma anche di discussioni tra una lezione ed un’altra o durante la pausa caffè.
4) Si dice che dopo un evento “disruptive” niente sarà più come prima: cosa ritiene rimarrà di positivo da questa esperienza e cosa invece rimarrà insostituibile nel modo di fare didattica, ricerca e trasferimento tecnologico al PoliMI?
Sul piano della didattica, credo che l’esperienza che stiamo facendo mostri numerosi elementi positivi; ad esempio, l’autonomia temporale degli studenti, una interazione temporalmente più diluita e continua con il docente attraverso una molteplicità di canali, o la disponibilità di lezioni registrate per poter tornare su passaggi e contenuti più ostici. Tutto questo credo ce lo porteremo dietro anche nel futuro andando verso un modello di didattica mista, in presenza e online, guadagnando così in flessibilità nelle modalità di fruizione, in proattività degli studenti nel produrre contenuti e possibilità di personalizzazione del format didattico per ciascun corso.
5) Qual è in questo momento emergenziale l’impegno e il contributo prioritari del PoliMi sulla linea del fronte di guerra al Covid19?
Consapevole della propria responsabilità sociale, nella fase acuta dell’emergenza il Politecnico di Milano ha anche messo a disposizione i propri laboratori per produrre 6.000 litri alla settimana di soluzione disinfettante (ora nota come Polichina), che viene distribuita alla Protezione Civile e ai pediatri lombardi. In accordo con la Regione Lombardia, abbiamo poi avviato il progetto Polimask: nei laboratori dell'Ateneo vengono testati i materiali per consentire alle aziende di produrre le mascherine per gli operatori sanitari.
Ora che si deve pensare alle modalità per una ripresa delle attività produttive a ad una socialità possibile data la persistenza del virus, in diverse forme e ambiti molti docenti del Politecnico sono impegnati nel dare un contributo propositivo e fattivo.
Come ha detto il nostro Rettore, facendo tutto "con passione, impegno, lavoro, solidarietà e responsabilità sociale".
6) Se potesse disporre di una bacchetta magica, per il suo impegno di docente, cosa desidererebbe avere ma che per limitazioni di risorse e impegno non ha disponibile?
Come ho già accennato prima, quello che più mi manca - e sono certo come me tutti i miei colleghi - è l’interazione e l’esperienza di aula, che ha una ricchezza e naturalità che sono purtroppo inevitabilmente sacrificati dal dallo strumento digitale. Cerchiamo di surrogarlo usando tutti i canali di comunicazione e interazione possibili, ma nella sostanza rimane per me una dimensione insostituibile del mio mestiere di insegnante.
7) Per chiudere questa intervista le chiediamo un suo messaggio agli studenti del PoliMI.
Finora abbiamo raccontato molto di cosa ha fatto e fa il Politecnico come istituzione e come corpo docente; ma sinceramente, l’aspetto che più mi ha positivamente colpito, fin sorpreso, dall’inizio dell’emergenza COVID19 e di questa esperienza di didattica a distanza è l’atteggiamento dei nostri studenti. Vedo una responsabilità, una serietà ed un protagonismo nell’affrontare la situazione che rende evidente la possibilità di un percorso di maturazione della persona anche dentro tutte le costrizioni e difficoltà che comunque ci sono, anche solo il dover accettare le imperfezioni e il rodaggio di un assetto per tutti nuovo e sfidante. Per cui il mio “messaggio” è più che altro una constatazione ed un ringraziamento. Ritengo che anche da questi segni possiamo trarre una ragionevole speranza per il futuro, sulla capacità anche delle nostre nuove generazioni di attraversare le difficoltà personali e sociali e di mettere in gioco energie per la ricostruzione di un bene comune possibile.
Fotografie provenienti dalla Fototeca della Fondazione Ansaldo
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