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100mo anniversario raid aereo Roma-Tokio
Alla riscoperta dello spirito d'impresa
Lorenzo Fiori Direttore di Fondazione Ansaldo
Nel perdurante surreale silenzio di Genova, e di tutte le città e paesi della nostra bella penisola, presso Fondazione Ansaldo, custode di preziose memorie industriali, si riscoprono testimonianze scritte, iconografiche e fotografiche che ci ricordano di grandissime gesta, distintive di quel significato profondo che è insito nel concetto di civiltà. “Civiltà” rappresenta la conquista di una società che raggiunge un livello culturale evoluto e lo vive in equilibrio e con armonia, anche grazie alle macchine frutto instancabile del lavoro delle menti e della sfida continua dell’uomo nel porsi obiettivi sempre più ambiziosi.
Tra queste grandissime gesta ce n’è una che celebra quest’anno il suo centesimo anniversario: il raid aereo Roma – Tokio, partito da Guidonia a fine febbraio 1920 e completato con successo 3 mesi dopo, a fine Maggio, nella capitale del Giappone.
Questa impresa è quindi un esempio di quella sfida continua e il risultato di un connubio ideale tra uomini, rappresentati da figure geniali quale l’ing. Giuseppe Brezzi e figure coraggiosamente eroiche quale il ten. pilota Arturo Ferrarin, con una macchina formidabile, lo SVA costruito dai Cantieri Aeronautici Ansaldo di Borzoli, proprio nei pressi di Villa Cattaneo Olmo. Questa macchina aveva già suggellato nell’agosto 1918 un’altra impresa, anch’essa eroica ed epica per quei tempi, cioè il sorvolo su Vienna da parte del tenente e vate Gabriele D’Annunzio.
Cos’era lo SVA? Un velivolo biplano, ideato dagli ufficiali Savoia e Verduzio, progettato nel 1917 dall’ing. Brezzi e costruito in un battibaleno, come il nuovo Ponte sul Polcevera, in un tempo allora molto difficile per il nostro paese, alla vigilia della disfatta di Caporetto da cui però sarebbe poi ripartita la riscossa.
Un filante biplano, capace di volare fino a oltre 6 ore senza scalo, a quote elevate fino a 6000 metri e a una velocità di crociera superiore ai 200 km orari grazie alla affidabile e potente spinta del motore Isotta Fraschini, altro gioiello di macchina, sempre di realizzazione tricolore. L’impresa richiese 112 ore di volo effettivo, suddivise in 25 tappe.
Quanta storia, quanta determinazione, quanto coraggio, quanta inventiva, quanta tenacia. Allora tutto era davvero molto difficile e quell’impresa Roma - Tokio era intrapresa alla fine di un conflitto mondiale e una epidemia, l’influenza spagnola, che avevano decimato la popolazione del nostro stivale: quasi un simbolo a significare al mondo la ripartenza dopo un quinquennio, di miseria, fame, malattia, lacrime e sangue versati.
Riflettendo ……. quante analogie tra quel periodo e quello che stiamo adesso attraversando, verosimilmente oggi con molte ma molte meno difficoltà di allora e però con tanta tecnologia e conoscenza in più, anche con molta più ricchezza e, soprattutto con molta più speranza per il futuro. Forse, rileggendo e imparando dalla nostra storia dovremmo riscoprire un po’ lo spirito di Brezzi e Ferrarin: reinterpretiamolo e #celafaremo.
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