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Distanti ma uniti : l'irrinunciabile necessitá di comunicare
Di Lorenzo Fiori, Direttore di Fondazione Ansaldo
In questo tempo emergenziale e incredibilmente ansiogeno, sotto un bombardamento mediatico h24 senza precedenti, capita - per esempio grazie ad un “vecchio” ricordo - di fermarsi un attimo e riflettere nel proprio “rifugio” mentale.
Qui, a Genova, in Fondazione Ansaldo ci sono tanti ricordi di un passato che copre la storia d’Italia, come nazione, dal 1860 fino alla recente contemporaneità: documenti, foto, cortometraggi, testimonianze che raccontano quanto il mondo sia cambiato e continui a cambiare, sempre più velocemente.
Nel silenzio della Villa Cattaneo dell’Olmo, lungo il Polcevera vicino al nuovo Ponte che prende sempre più forma e completezza, icona della ripartenza di una città dopo una grande tragedia, ci si imbatte in due pubblicità d’epoca, della prima guerra mondiale. Incredibilmente significative del bisogno di comunicare, di sentirsi vicini, allora differito nel tempo e soggetto alla censura militare tra chi stava al fronte a combattere il nemico visibile e chi, nel paese di origine, palpitava per la sua sorte.
Oggi, comunicare è invece libero, in tempo reale, individualmente ma anche pluralisticamente e multilateralmente.
Un fatto però non cambia ed è il bisogno, da sempre irrinunciabile, del genere umano di comunicare e di sentirsi vicini condividendo emozioni talvolta frivole, molte volte profonde, di riscoprire le proprie radici e la propria identità, non soltanto quella familiare e delle amicizie ma anche quella nazionale.
Non più una penna - e una carta con busta e francobollo - ma un telefonino con sim e app per combattere il nemico invisibile e condividere la speranza di un domani, quanto prima e presto, di ritorno alla normalità: “#celafaremo”, dicono tutti ed è proprio così.
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